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Giuseppe Conte "ha detto no". Dagospia, bomba sul governo: il vaccino anti-coronavirus poteva essere italiano

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Il vaccino anti-coronavirus poteva essere italiano, ma Giuseppe Conte ha detto no. E ora, forse, ci ritroveremo a doverlo chiedere alla Gran Bretagna. Dagospia, con un pesantissimo Dago-report, sgancia la bomba sul governo accendendo i fari sulle ricerche condotte in partnership tra lo Jenner Institute della Oxford University e la società IRBM di Pomezia, uno dei fiori all'occhiello della scienza di casa nostra che ha iniziato a lavorare fin da subito per trovare l'arma contro il Covid19. Il vaccino sarebbe ora a buon punto, ma come ricorda Dagospia "verrà prodotto e distribuito in esclusiva dalla multinazionale britannica AstraZeneca e non da una azienda italiana"

 

 

 

 

Il motivo? "Semplice, e tragico", chiosa il sito di gossip politico fondato  e diretto da Roberto D'Agostino: "Quando l'IRBM di Piero Di Lorenzo ha cercato di convincere il governo di Conte ad entrare fra i finanziatori del progetto italo-inglese per portare a termine la ricerca per il vaccino, ma l’importanza della proposta è stata 'sottovalutata' (Il capogabinetto di Conte, Goracci, e il capo segreteria l'hanno girata alla CDP di Palermo)". Per questo IRBM, "dopo due mesi di inutili tentativi con CDP", ha mollato il colpo. Anche perché contemporaneamnete, sottolinea ancora Dagospia, dal governo partiva un finanziamento di 10 milioni di euro per il vaccino alla Reithera, "azienda svizzera con sede a Castel Romano, cara alla direttrice dell'ospedale Spallanzani e all’Assessore alla Salute della Regione Lazio, quota Zingaretti". Il governo britannico ha invece messo subito sul piatto 20 milioni per la ricerca Jenner-IRBM, e così ora "il vaccino è nelle mani dell’AstraZeneca britannica. E l'Italia, per una manciata di milioni, ha perso l'occasione di avere voce in capitolo nella produzione e la distribuzione globale. Con guadagni pazzeschi".

 

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