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Giuseppe Conte, retroscena sui dubbi del premier: "Con un terzo esecutivo sarei debole e sotto ricatto"

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Il Conte ter non è ancora nato, che già si preannuncia un percorso a ostacoli. A temere è lo stesso premier. Da giorni Giuseppe Conte si è chiuso in un silenzio tanto tombale quanto inusuale per lui. Sembrano infatti lontani i tempi in cui il premier, spavaldo, si presentava di fronte alle telecamere per le conferenze stampa. Ad oggi il presidente del Consiglio sembra consapevole di ciò a cui sta andando incontro. Se infatti il premier riuscisse a scamparla, non è detto che riuscirà comunque a salvarsi. 

 

 

Matteo Renzi è stato chiaro: la testa di Rocco Casalino, fedelissimo di Conte, deve saltare. Non solo, perché con Italia Viva nuovamente nell'esecutivo il ruolo del premier dovrà indubbiamente essere ridimensionato. E i campanelli di allarme ci sono tutti. In queste ore - scrive Il Giornale - mentre i capigruppo di maggioranza si riuniscono nella sala della Regina di Montecitorio per confrontarsi tutta la giornata sul programma del futuro governo, Conte non c'è, messo in "castigo" dallo strappo del rottamatore. Con il quale, anche si dovesse trovare una quadra, il rapporto resterebbe irrimediabilmente compromesso.

 

 

"A questo punto - è il ragionamento di Conte - la cosa migliore sarebbero le elezioni anticipate, anche perché se pure si riuscisse a ricucire con Renzi mi ritroverei comunque indebolito e sotto il costante ricatto di Italia viva". Della stessa idea Dario Franceschini: "la distanza con Matteo è incolmabile, lui continuerà ad alzare l'asticella finché il Pd non potrà che dirgli di no". Questo lo scenario su cui è chiamato a ragionare il per tre volte premier: andare dritto e sperare in una maggioranza raccogliticcia o prendere coraggio e sfidare le urne. Forte, dicono i sondaggi, del consenso degli italiani. Un suo ipotetico partito supererebbe di gran lunga Pd e M5s e darebbe del filo da torcere alla Lega.

 

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