Si chiude il cerchio

Alessandro Di Battista e Antonio Di Pietro, il "partito di Travaglio". Indiscreto: "Già pronto il simbolo di IdV per gli espulsi M5s"

Il partito dei sogni di Marco Travaglio, "forza manetta", ora ha un leader, Alessandro Di Battista, un padrino, Antonio Di Pietro, e pure un simbolo, quello di Italia dei valori. Tutto vero e terribilmente concreto: l'ex pm di Mani Pulite ha offerto l'uso del simbolo di IdV, il partito da lui fondato una volta entrato in politica, a Dibba e ai dissidenti del Movimento 5 Stelle espulsi da Vito Crimi per aver votato no a Mario Draghi in Parlamento. La pattuglia è nutrita, siamo intorno a 40 onorevoli tra Camera e Senato, ma per ora è ancora tutto in standby. Un po' perché in ballo ci sono anche i soldi che il Movimento potrebbe dover restituire agli epurati, un po' perché la faccenda è spinosa sia a livello politico sia legale, e un po' perché lo stesso Di Battista nicchia: "Sono uscito dal Movimento, vivo la mia vita, non mi occupo di correnti, scissioni, nuove forze politiche". Certo, ci credono in pochi. 

 

 



Tra i 5 Stelle molti hanno suggerito che l'ex deputato possa seguire le orme di Matteo Renzi con Italia Viva, creare un proprio partito per svuotare elettoralmente il Movimento terremotato. E Di Pietro, che per primo si rivolse a Gianroberto Casaleggio e alla Casaleggio Associati per curare il proprio blog, è pronto a mettergli a disposizione un primo veicolo.

 

 

Gli ex della Casaleggio associati confermano: "Di Pietro, Grillo e Casaleggio si sentivano spesso, come anche con Marco Travaglio". Il mondo, culturale e politico, è lo stesso. D'altronde IdV è stato un po' la prova generale di Casaleggio nella politica, prima di lanciare con clamoroso successo l'M5s insieme a Beppe Grillo. "Di Pietro, Grillo, Casaleggio e Travaglio sono come vasi comunicanti - rivela al Giornale un ex dipietrista della prima ora - fingevano di non parlarsi invece si dicevano tutto". 

 

 

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