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Domenico Arcuri, il retroscena su Mario Draghi: “Non lo invita neanche alle riunioni, quando si libererà di lui”

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I giorni di Domenico Arcuri da commissario straordinario per l’emergenza sono ormai contati. Ne è sicuro Il Giornale, secondo cui Mario Draghi ha perso fiducia nell’uomo che si è occupato della gestione dell’epidemia di Covid su incarico del governo giallorosso presieduto da Giuseppe Conte. “Non lo invita più neanche alle riunioni ufficiali in materia di Covid e vaccini”, è la voce da Palazzo che arriva sul nuovo premier, che avrebbe di fatto già escluso Arcuri. 

Il quale aveva ricevuto un incarico dietro l’altro dal precedente esecutivo, eppure è stato tutto tranne che “straordinario”. Anzi, adesso il commissario ha le sue gatte da pelare a causa della recente inchiesta che vede protagonisti l’ex giornalista Rai Mario Benotti e altri soggetti a lui legati. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire perché i giorni di Arcuri sarebbero contati: il decreto Milleproroghe fissa al 31 marzo la scadenza dei suoi compiti da commissario

La presenza nel governo di Lega e Forza Italia - in particolare della prima, con Matteo Salvini e i suoi seguaci che non hanno perso occasione per mettere in evidenza gli errori commessi da Arcuri, chiedendone più volte la testa a Conte prima e a Draghi poi - rende altamente improbabile una riconferma del commissario straordinario. Tra l’altro pure a sinistra ormai non è ritenuto all’altezza del compito da molti. E quindi alla fine del mese di marzo la scadenza naturale del contratto potrebbe far uscire di scena Arcuri. Nessuno sentirà la sua mancanza, questo è certo. 

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