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Cartabianca, Stefano Bonaccini fatto fuori dal Pd? "Agguato" in diretta: scenario catastrofico

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Nel Pd ora tutto è possibile, e Stefano Bonaccini non si tira più indietro: "Io candidato alle primarie? Non lo so, vedremo. L’altra volta me lo chiesero e dissi che dovevo pensare all’Emilia-Romagna, penso di aver fatto bene. Mi sono sempre messo a disposizione". Ospite di Bianca Berlinguer a Cartabianca su Rai3, il governatore emiliano sa di incarnare l'ala più "renziana" del Nazareno, e di avere contro la maggioranza del partito. Da grande speranza dei dem dopo la vittoria del gennaio 2020 contro Lucia Borgonzoni alle regionali, quasi un segretario-ombra, ora Bonaccini viene visto quasi come un nemico in casa. Dal dimissionario Zingaretti, certo, ma pure da Dario Franceschini. E le dimissioni di Zinga hanno aperto uno scontro "balcanico" dentro il partito, con sondaggi colati a picco e incertezze anche sugli assetti della futura alleanza di centrosinistra.

 

 



"Rispetto ma non condivido la scelta di Zingaretti - spiega Bonaccini in collegamento con la Berlinguer -. Non ho mai visto un ristoratore dire alla gente che passa: non entrate che nel mio ristorante fa schifo mangiare. Questa crisi credo sbalordisca e sbigottisca. L’identità del partito si è annebbiata". Il guaio, per Bonaccini, è che per recuperarla molti pensano a un ritorno al passato, a Enrico Letta. Disposto a tornare, certo, ma non come semplice "reggente" traghettatore verso il Congresso. Se l'ex premier tornerà  a Roma, sarà per comandare. 

 

 



"Se il Pd sceglie un nome autorevole come quello di Letta - nota Andrea Scanzi del Fatto quotidiano, ospite di Cartabianca -, lo stesso dell’Enrico stai sereno, automaticamente si dice agli elettori del Pd che continui a guardare verso Conte, i Cinque Stelle e Bersani, ma non verso Renzi". Esattamente l'opposto di quanto farebbe Bonaccini, dunque. Gli fa eco Lucia Annunziata: "Il Pd dovrebbe eleggere un segretario e dargli almeno due anni di tempo. Enrico Letta ha le chiavi del linguaggio tra Pd e il governo Draghi. Oggi tra i leader del Pd non c’è nessuno che riesca a esprimere un parere forte su certi temi".

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