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Coronavirus, Attilio Fontana punta il dito: "C'è qualcuno che vuole mettere il centrodestra in cattiva luce"

Lorenzo Mottola

«Parlano male di noi perché non possono accettare un modello che funzioni bene e che non sia assistenzialista e centralista» «Pochi rifiutano AstraZeneca ma tanti chiedono spiegazioni. Si forma perfino qualche coda». Primo: le varianti del Covid, per le quali però in Italia non facciamo alcun controllo. Tocca a chi arriva auto-denunciarsi. Altrimenti circola liberamente, anche venendo da zone impestate. Secondo: le difficoltà di approvvigionamento di vaccini. Perché somministrarli non è un problema, se l'Europa ce li manda. Anzi, la Lombardia potrebbe farne anche 150-160mila al giorno. Peccato che ora di questo record non parli nessuno. Come mai? 

Presidente, quanto manca al ritorno alla normalità?
«La cosa determinante è vedere come evolveranno queste varianti. Ho parlato con scienziati che mi hanno fornito pareri tranquillizzanti. Effettivamente è possibile che i vaccini siano meno efficaci sui nuovi ceppi, ma questo non significa che non funzionino. Il virus colpisce comunque con meno forza chi è immunizzato. E ce la si cava con una febbriciattola».

Ma se questo è il vero nodo per uscire dalla pandemia non sarebbe il caso di intervenire con controlli negli aeroporti su chi arriva dai Paesi colpiti?
«È difficile, bisognerebbe fare operazioni mirate e molto attente a livello europeo. Se uno sbarca a Francoforte, da lì poi si può muovere ovunque in treno».

Tanti Paesi impongono quarantene a chiunque arrivi da aree a rischio. È così complicato?
«Io avevo suggerito un anno fa, prima che scoppiasse la pandemia, di imporre quarantene per chi arrivava dalla Cina, ma non sono stato ascoltato. Anzi, mi hanno dato del razzista e nessuno s'è mai scusato. Ho preso e portato a casa. Ora la verità è che su chi viaggia non c'è alcuna attenzione. A chi entra in Italia dall'Europa viene richiesto di auto-denunciarsi e imporsi la quarantena. Altri controlli non ce ne sono. È un'assurdità ma è esattamente così. Imponiamo il coprifuoco alle 22 ma non facciamo verifiche alla frontiera. Per quanto ci riguarda, comunque, i 47 che sono arrivati dall'India in Lombardia li abbiamo messi in un hotel Covid e li lasceremo lì fino a quando non avremo capito se sono contagiati o meno».

 

 

Passiamo a un dato più confortante: la Lombardia è arrivata a vaccinarre 111mila persone in un giorno, ma improvvisamente i vostri numeri non sembrano più interessare a nessuno. Dai giornali sono sparite le classifiche sulle somministrazioni.
«Sì esatto. Adesso c'è perfino chi ci suggerisce di andare più adagio o di stare attenti a come vacciniamo. Comunque le polemiche non mi toccano, a me interessa che si riescano a vaccinare tante persone e che presto si esca da questo incubo».

Come si spiega questo improvviso disinteresse sui dati lombardi?
«Per la ragione speculare rispetto a prima, quando per ogni notizia minimamente negativa si facevano articoli in prima pagina. C'è qualcuno che ha interesse a mettere la Lombardia in cattiva luce e cercare di convincere i cittadini che bisogna cambiare indirizzo politico».

L'obiettivo è lei o la Lega?
«Io credo che l'obiettivo sia il centrodestra e tutto il sistema. Non possono accettare un modello che funzioni bene e che non sia assistenzialista, centralista e che contesti la burocrazia. L'opposto di quel che questi signori vogliono realizzare».

Dopo mesi di contestazioni sui quotidiani, in questi giorni sta facendo il giro dei centri vaccinali. Che clima trova?
«È bellissimo. La gente è entusiasta, vuole fare i selfie, mi raccontano di "quei pirla che parlano male di noi". Anche i nostri operatori sanitari sono fantastici».

Tanti medici in Italia hanno rifiutato di vaccinarsi, quali sono i numeri in Lombardia? Prevedete sanzioni?
«Sono disposizioni che deve prendere il governo, ma credo che da noi sia una cifra infinitesimale. Anzi, da noi il vaccino vogliono farlo tutti. A prescindere dal tipo».

Quindi nessuno rifiuta l'AstraZeneca?
«In realtà ogni tanto si creano delle code nei centri per la questione AstraZeneca. Quasi nessuno rifiuta, ma tanti hanno dubbi. Così prima di procedere spieghiamo che i due vaccini sono ugualmente utili, ugualmente non pericolosi e che quindi vale la pena di farli. Devo dire che alla fine quelli che dicono no sono davvero pochi».

 

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In questo momento, però, stiamo perdendo terreno rispetto a Francia, Germania e Spagna come numero di vaccinati.
«Questo succede solo perché l'Europa ci manda pochi vaccini. Noi ne abbiamo fatti 111mila giovedì, ma potremmo tranquillamente arrivare a 160mila. La gran parte dei centri vaccinali non lavorano a pieno regime. Con il giusto numero di forniture saremmo in grado di fare la prima iniezione a tutti entro fine giugno e il richiamo in luglio. Continuando così, comunque, dovremmo riuscire a finire entro settembre».

Avete ricevuto tante offerte per acquistare vaccini sul cosiddetto "mercato parallelo", come è andata a finire?
«Io ho rispettato la legge: il governo ci ha detto che non potevamo effettuare acquisti quindi ogni proposta l'ho trasferita a Roma perché qualcuno ne valutasse l'appetibilità. Dopo non sono arrivate più offerte».

E lo Sputnik? Vincenzo De Luca insiste per acquistarlo, lei che ne pensa?
«Pare che questo Sputnik sia efficace, almeno stando a quello che dicono alcuni medici. Mi chiedo perché l'Ema non lo sottoponga a validazione. Se non è buono, i test che lo bocceranno. Ma se è buono perché dobbiamo sprecare delle munizioni? Temo ci siano valutazioni di carattere politico e non scientifico».

 

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Forse le pressioni americane hanno bloccato i contratti con la Russia?
«Sì può essere, ma credo che in questo momento sia il caso di pensare prima di tutto alla salute. Dobbiamo reperire più vaccini. Certo, se avessimo difficoltà a somministrarli forse mi rassegnerei, ma abbiamo una macchina che funziona come un orologio, peccato non usarla».