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Luigi Brugnaro, il piano del leader di Coraggio Italia: "A Berlusconi lo avevo detto. Ecco quali voti ci andiamo a prendere"

Pietro Senaldi
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Sindaco, ma cosa ha fatto?

«È da tre anni che glielo dicevo a Berlusconi: Forza Italia va rinvigorita, bisogna cambiare».

Il Cavaliere non l'ha ascoltata e lei gli ha giocato un brutto scherzo.

«No guardi, non mi sorprenderà mai a dire male di Berlusconi. Quando quelli che ha intorno saranno già tutti scappati, io sarò ancora con lui».

Però intanto gli ruba i parlamentari

«Si sbaglia, io non sono contro nessuno. Noi di Coraggio Italia avevamo la necessità di un nostrogruppo parlamentare per iniziare a far politica sul serio a livello nazionale».

Che cosa ha in testa, dottor Brugnaro?

«Avevo scritto una lettera da far girare, per spiegarlo agli italiani. Ho scoperto che c'erano scritte le stesse cose che Berlusconi promise al Paese nel 1994, quando scese in campo. Il guaio è che poi non le realizzò».

Se non c'è riuscito lui, che è ineguagliabile...

«Troppo spesso uno parte bene ma poi va a Roma e si distrae. Come se, una volta nel Palazzo, uno perdesse il contatto con il Paese».

Capiterà anche a lei?

«No, io ho i piedi bene piantati in laguna».

La battuta è molto bella, ma altrettanto evasiva...

«Non mi capiterà, perché io non sono un accentratore. In tutte le mie aziende ho sempre saputo scegliere e delegare, non dimentichi che so costruire, perché ho fatto architettura, e so organizzare, perché vengo dalle risorse umane».

Figlio di una maestra elementare e di un operaio sindacalista, a Luigi Brugnaro è riuscito tutto nella vita. Sarà per questo che è ottimista. Ha fondato l’ennesimo partito che guarda al centro, “Coraggio Italia”, lo ha infarcito di delusi dalla politica e si presenta con Giovanni Toti, il governatore della Liguria, per un breve periodo delfino berlusconiano, come fiore all’occhiello. «Non sono un leader» dice di sé, «ma un aggregatore. Passerò i prossimi due anni a costruire il partito, siamo pieni di richieste». Sindaco di Venezia dal 2016, era in cui il centrodestra aveva meno difficoltà di oggi a individuare candidati vincenti, il capo di un impero da 700milioni di fatturato l’anno ha l’intima, e berlusconiana, convinzione di essere un talismano, per se stesso e per gli altri. «Porto fortuna, e vuol sapere perché? Perché porto il sorriso e lavoro con allegria». Non è proprio il sole in tasca di cui parlava Silvio, ma poco ci manca.

 

 

 

Brugnaro, lei vuole rifondare Forza Italia?

«No, io voglio fare qualcosa di nuovo».

A chi guarda?

«Questo Paese negli ultimi quindici anni ha dato quasi il 40% dei voti a Berlusconi, poi a Renzi e infine a M5S. Un consenso evaporato: io punto lì, in Italia c'è almeno un 30% di elettori delusi che non si riconosce in nessun partito. Io sono tra quelli. È anni che vado alla ricerca di qualcuno per convincerlo a candidarsi ma non ho trovato nessuno, quindi alla fine ci provo io. Qualcuno lo deve pure fare».

Chi la voterà?

«Tutti gli italiani che hanno coraggio. Quelli che si alzano al mattino presto e vanno a lavorare, gente pratica e positiva».

Intendevo politicamente: chi la voterà?

«Quelli che votavano Renzi, Berlusconi, Grillo. Non penserà mica che la gente abbia votato M5S perché crede alle scie luminose? Erano persone che volevano cambiare e purtroppo si sono affidate a politici che non avevano le competenze giuste».

Mi parla dei grillini. Ma il suo partito non è di centrodestra?

«M5S ha intercettato pure molti elettori di centrodestra. Io non sono ideologico, sono un pratico. Sono uno che vuol fare. Politicamente mi definirei un moderato». 

L’Udc, di Casini, Montezemolo, Monti, Passera, Alfano, Calenda, la Bonino,lo stesso Renzi: la nostra storia recente è piena di tentativi di costituire partiti centristi e moderati che si sono rivelati un flop. Perché lei dovrebbe riuscirci?

«Ognuno fa storia a sé. Lo deciderà la gente se ce la farò. Io so solo che questo èilmomento giusto per provarci. Abbiamo due anni di tempo, passano in fretta, c’è un vuoto enorme da occupare».

Le piace Draghi?

«Sì. Ringrazio Renzi, che ha reso possibile il suo arrivo, perché bisogna riconoscere a ciascuno i suoi meriti. Noi sosterremo sempre Draghi».

Tra due anni sogna Draghi al Quirinale e Brugnaro a Palazzo Chigi?

«Calmaaaaaaa. Non decido io. Draghi ci servirebbe molto anche come presidente della Commissione Europea. Sono tutti europeisti a parole, ma Francia e Germania non ci aspettano».

Lei è esperto di curriculum, a chi si affiderà?

«Stiamo costruendo il partito e selezionando le persone sul territorio, cosa che le forze politiche non fanno più. Come scelgo la gente? Proprio come ingaggio allenatori e giocatori delle mie squadre: guardo alle competenze, al coraggio, allo spirito giusto. Se azzecco, vinco, altrimenti perdo».

Salvini non sarà contento del suo partito...

«E perché? È un mio amico. La Lega è dipinta in maniera pittoresca ma è fatta di brava gente».

Non si tratta di simpatia, lei vuole sottrarre voti a Salvini...

«Lei ragiona secondo una logica sbagliata. Il centrodestra ha solo da guadagnare se si arricchisce l'offerta perché così si amplia la base elettorale; è un po' come quando in una via nascono più negozi, la concorrenza aumenta la clientela».

 

 

 

Se lo dice lei, mi inchino. Come ha fatto a diventare molto ricco in un'Italia che non funziona ed è ostile alle imprese?

«Ho lavorato tantissimo».

E se le dicessi che non basta?

«Sono partito in un momento nel quale le cose erano più facili. E poi ho avuto coraggio e ho saputo scegliere le persone giuste».

Che Italia ha in testa?

«Basta amicizie e conventicole, solo persone perbene. Basta destra e sinistra, avanti con la trasversalità. Allarghiamo».

Ma non ha appena detto che è di centrodestra?

«Sì, ma soprattutto perché penso che le cose si riescano a fare meglio da lì. Ho votato tanti partiti nella mia vita e sono convinto che mi voteranno anche elettori del Pd. Però questa sinistra non è pratica, pensa solo all'ideologia, parla di cose marginali e applica schemi vecchi sulle questioni impellenti».

Qual è il suo programma?

«Quello che c'è da fare in Italia lo sanno tutti: cambiare la giustizia».

Lei è un imprenditore. Non è ancora candidato e già vuole comprarsi problemi con i giudici?

«Ci vuole anche il coraggio di cambiare la giustizia».

E poi?

«Tutti sanno cosa va fatto, contano la capacità e la volontà di farlo. Il Paese va sgessato: meno burocrazia, meno tasse, mondo del lavoro più libero, riforma scolastica, basta paghette e regalie come il reddito di cittadinanza. La dignità te la dà il lavoro, non il sussidio».

Bla, bla, bla, bla, bla

«Guardi che io quando parlo poi faccio. Mi ha cercato lei, altrimenti io starei facendo altro. Mi sta cercando tutta Italia, lei è fortunato, le parlo per primo».

Nessun grande leader è mai venuto dal Veneto: un caso?

«Noi veneti siamo gente seria, abituata a lavorare a testa bassa. Ora la stiamo alzando, per gettare lo sguardo su tutto il Paese».

E che cosa vede?

«Tante cose da fare, soprattutto al Sud, che non va guidato ma liberato, come le isole. Turismo, agricoltura, ci sono delle energie che non aspettano altro che l'occasione di esprimersi».

Ma chi glielo fa fare?

«È questa la vera domanda. L'entusiasmo, il coraggio, l'opportunità di cambiare, ora che i partiti vecchia maniera sono morti. L'Italia ha bisogno di cambiare i meccanismi e provare a vincere le partite. Io ci proverò, perché la politica può essere bella».

Brutta bestia la politica, se ha contagiato anche lei...

«Io però la farò divertendomi. Con il piacere di incontrare le persone, non tagliando le gambe a chi può oscurarmi, come fanno gli attuali leader».

Questa partita non la vedo facile...

«Abbiamo un Paese dove la pandemia ha azzerato molte cose. C'è voglia di cambiare. Io su Coraggio Italia scommetterei».

 

 

 

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