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Vaticano contro ddl Zan, un "fronte conservatore" dietro la diffusione della nota? L'ipotesi: agguato a Papa Francesco

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"Un fronte conservatore dietro la manina che ha rivelato la nota". Titola così il quotidiano La Repubblica l'articolo pubblicato a pagina 3 sulla "genesi" della nota del Vaticano sul ddl Zan. La tesi è che se quel documento è stato tirato fuori, la "colpa" è di chi voleva creare scompiglio sul disegno di legge contro la omotransfobia perché contrario alla sua approvazione. Quindi, si legge ancora, quella "manina" sarebbe del fronte conservatore della Chiesa (in opposizione a Papa Francesco) e di Matteo Salvini ed Elisabetta Casellati (in opposizione alla sinistra). Insomma, Repubblica quando c'è da tirare in ballo Salvini non si tira mai indietro....

 

 

La tesi del quotidiano parte dalle parole del cardinale Parolin, Segretario di Stato vaticano, che sulla Nota verbale sul ddl Zan, ha detto: "Si trattava di un documento interno, scambiato tra amministrazioni governative per via diplomatica. Un testo scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni, non certo per essere pubblicato". Insomma, osserva il quotidiano, "doveva cioè restare riservato".

Quindi, si ragiona nell'articolo, queste parole fugano "il sospetto che sia stato l'entourage del Papa a voler far emergere il dissidio con Palazzo Chigi per bloccare una legge poco gradita. E tuttavia destinate a suscitare più di un interrogativo, su cui entrambe le sponde del Tevere si stanno in queste ore arrovellando". La domanda retorica di Repubblica è: "Di chi è la manina che ha fatto uscire un atto coperto da segreto, dalla portata dirompente? Qualcuno ha voluto strumentalizzare l'iniziativa vaticana? E perché?".

 

 

Quindi si dà una risposta tutta sua: "Risposte certe non ce ne sono, ma nei palazzi romani fonti attendibili propongono una trama simile a una spy story. Racconta di continui contatti tra gli ambienti più conservatori della Curia - quelli che hanno pressato la Segreteria di Stato affinché formalizzasse il suo dissenso - e una precisa parte politica, che da tempo coltiva il medesimo obiettivo: affossare il testo contro l'omotransfobia".

Ed ecco quindi i "colpevoli". In primis "la Lega, che da mesi lo tiene in ostaggio in commissione Giustizia, grazie all'ostruzionismo del salviniano presidente Andrea Ostellari". E poi, "l'altra figura che, si sussurra, avrebbe favorito la diffusione sarebbe Maria Elisabetta Alberti Casellati. La presidente del Senato avrebbe contribuito alla fuga di notizie in modo che il caso esplodesse col maggior fragore possibile". E la tesi di Repubblica sarebbe così dimostrata. 

 

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