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Massimo Cacciari e il "casino d'inferno per il Quirinale": Mattarella e Draghi, il "bel gesto" che farà crollare il Parlamento

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"Enrico Letta si faccia i cavoli suoi". Massimo Cacciari, intervistato dalla Stampa, va dritto al punto: le polemiche sulla dichiarazione congiunta in Europa di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, dal punto di vista del governo, sono aria fritta. Il segretario Pd ha accusato il leader della Lega di stare con Draghi in Italia e con Orban in Europa, chiedendogli di abbandonare o l'una o l'altra posizione. "Ma Letta pensi ai cavoli suoi! Se non gli sta bene stare al governo con un sovranista esca lui dal governo", è la tanto sincera quanto brutale risposta del professore, filosofo ed ex sindaco di Venezia. Un pensatore dichiaratamente di centrosinistra, ma allergico alle ipocrisie. 

 

 

 

 

Il patto "sovranista" tra Lega e FdI a Strasburgo secondo Cacciari è "un gioco tattico-elettorale" di Salvini, costretto a marcare a uomo la Meloni per non perdere voti a destra e blindare la propria leadership nella coalizione. La leader di Fratelli d'Italia "gode di una rendita di opposizione, e obbliga Salvini a tallonarla sul terreno della destra. Non credo nemmeno che Salvini abbia firmato volentieri quel documento". Ma sulla tenuta del governo non ci saranno ripercussioni: "Per Draghi è tollerabile tutto: fosse stato per lui, ci sarebbe anche la Meloni al governo. Tutto questo non crea nessuna tensione al governo: basta che Draghi non ne tenga alcun conto". Come dire: a Palazzo Chigi comando io, fuori fate quello che volete. Non a caso, su temi non così centrali come il Ddl Zan, è una fiera di distinguo e dichiarazioni "ideologiche" e "identitarie".  

 

 

 

 

Detto che nel centrodestra "possono muoversi anche divisi, ma colpiranno uniti. A differenza del centrosinistra, che procede diviso e colpisce ancora più diviso", la vera partita politica non si gioca in questi mesi, ma dall'elezione del presidente della Repubblica in poi. "Assisteremo a una mini-campagna elettorale all'ombra di Draghi, ma senza reali pericoli per il governo - spiega Cacciari -. Poi si arriverà all' elezione del Capo dello Stato, e lì vedremo cosa faranno Mattarella e Draghi. L'unica persona su cui può accordarsi questo Parlamento è Draghi, altrimenti si apre un casino dell'inferno sia sul Quirinale che sulla presidenza del consiglio". Difficile, se non impossibile trovare un nome che possa sostituire Draghi lasciando inalterato il quadro della maggioranza. Non resta dunque che un altro scenario, conclude Cacciari: "Mi auguro che Draghi arrivi alla scadenza della legislatura e Mattarella faccia il beau geste di Napolitano, fermandosi ancora due o tre anni a fare il nonno della Patria". Da Re Giorgio a Re Sergio, nel nome di un Parlamento e di una politica sempre più deboli. 

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