Un optional

Mario Draghi sovrano e capi non eletti, Corsera fuori controllo: democrazia cancellata

Pietro Senaldi

Il Corriere della Sera di ieri esibiva un editoriale del notista Massimo Franco che altrimenti non si può definire se non spettacolare, per la portata di quanto, seppure in maniera felpata, afferma. Il collega fotografa l'attuale situazione: un Parlamento sgarruppato di politici eletti dal popolo e un premier sovrano, che trae il potere da se stesso e agisce svincolato dalla sua maggioranza, alla quale si degna talvolta di rendere conto per rispetto delle forme. Il presente assetto viene paragonato al sistema tolemaico e si spiega che prevede rigide divisioni dei compiti: i rappresentanti dei cittadini litigano in tv fingendo di contare qualcosa; l'Unto dall'Europa, da Mattarella e da molto altro, neppure li guarda e governa al di sopra dei populismi, e del popolo. L'articolo è degno di rilievo non solo per la tesi ma anche per dove è scritto.

 

 

Il Corriere della Sera infatti precede, fino a quasi determinare, quel che accade nel Palazzo. Sostituì Berlusconi con Monti sei mesi prima delle dimissioni di Silvio, rotta mò Renzi, dandogli del massone, otto mesi prima del referendum fatale del 4 dicembre 2016, affondò Salvini fresco vincitore delle Europee con il 34% dei consensi prima di Conte. Da ultimo, avviò la delicata operazione che mirava a sfilare la marmellata ai bambini, iniziando a suonare le campane a morto per i giallorossi per spianare la strada a Draghi con critiche sui ritardi nell'avvio della campagna vaccinale e sulla mancanza dei piani per l'utilizzo degli aiuti europei. Alcune di queste operazioni, come l'ultima, sono state salvifiche, altre disastrose; ma quel che conta, è che si è avverato tutto quanto auspicato. Per questo l'articolo di Franco è fondamentale per capire quel che accadrà. Vi è scritto che se, Dio non voglia, i partiti non metteranno la testa a posto liberandosi dal vizio di stare ad ascoltare gli elettori, il loro commissariamento diventerà da eccezionale a endemico.

Il titolo recita «Cambio di gioco», ma sarebbe stato più calzante «Sovvertimento delle regole democratiche»; o forse, addirittura «Abbandono» delle medesime. L'analisi è inappuntabile; soprattutto perché, per una volta, non si limita a incolpare sovranisti e grillini di ogni male ma accomuna alla critica la sinistra. Però ha un difetto nel manico: non dice chiaramente che l'attuale situazione è ormai lontana parente della democrazia rappresentativa, è la prova che la nostra Costituzione non è la più bella del mondo ma la più inadatta al governo ed è figlia del colpo di Stato bianco ordito da Napolitano nel 2011, quando prima si adoperò per favorire la destituzione di Berlusconi da premier, e poi impedì agli italiani di andare a votare. Da Berlusconi a Bersani, da Renzi a Salvini, il logoramento delle leadership impedendo le urne è stato il grimaldello con il quale i partiti sono stati ridotti a commedianti e i loro leader a guitti da talk-show mentre il potere veniva trasferito fuori dal Parlamento, quando non anche dal Paese.

 

 

DI CHI È LA COLPA
A onore del vero, bisogna riconoscere che la politica si è andata a cercare con voluttà la propria fine. Colpa degli italiani, che non si sanno scegliere la classe dirigente e sono pronti a votare chi promette soldi senza lavoro, pensioni senza contributi e bonus senza meriti. Ma colpa anche di chi alimenta i cittadini con polemiche e dibattiti buoni per intrattenere nel pomeriggio i telespettatori di Raiuno o Canale5: misurare l'adeguatezza di un politico da una frase sul fascismo, un luogo comune sull'Europa, una banalità sui gay anziché dai progetti che ha per l'Italia è il modo migliore per agevolare l'ascesa di leader che sembrano creati in laboratorio per essere commissariati. La sorte ci conservi dunque Draghi, ma anche la speranza che il prossimo inquilino di Palazzo Chigi sia scelto direttamente dagli italiani e non cercato con il lanternino tra chi predilige essere designato piuttosto che eletto.