La "trovata"

Giuseppe Conte, proposta sconcertante: più tasse per tagliare le bollette. E Mario Draghi...

Sandro Iacometti

 Ecco fatto. Abbiamo trovato la soluzione: per tagliare le bollette aumentiamo le tasse. Vi sembra una fregatura? Aspettate a dirlo. L’idea geniale, indovinate un po’, è venuta a Giuseppe Conte, che, all’indomani dell'incontro col ministro Roberto Cingolani, che evidentemente lo ha messo a parte dei segreti delle tariffe energetiche, ha voluto tirare fuori pure lui una ricetta per evitare la stangata su luce e gas. Matteo Salvini propone di azzerare l'Iva che pesa per circa 5 miliardi? Il Pd chiede al governo di stanziare adeguate risorse per calmierare i prezzi, come è stato fatto a luglio? Ed ecco la soluzione dell'ex premier che, a differenza delle altre, è «strutturale»: trasferire le risorse degli oneri di sistema sulla fiscalità generale.

Di cosa si tratta nel dettaglio? Bisogna sapere che oltre alle tasse (Iva e accisa), nelle bollette che paghiamo per alimentare i nostri elettrodomestici, illuminare le nostre stanze e scaldare l'acqua c'è una quota, non trascurabile, che non riguarda i consumi e neanche le spese sostenute dagli operatori per il trasporto di gas ed elettricità o per la gestione dei contatori. È semplicemente un obolo che versiamo, su decisione del legislatore, per finanziare una serie di voci che hanno a che fare in generale col mondo dell'energia.

 

 

 

Dentro c'è un po' di tutto. Dalle agevolazioni alle imprese energivore (1.661,65 milioni di euro) a quelle al settore ferroviario (443,53), dal finanziamento della ricerca (50,38) all'efficienza energetica del sistema elettrico (920,28) dal bonus sociale (255,51) allo smantellamento delle vecchie centrani nucleari (442,94). Ma il bottino più grosso è, udite udite, quello che portano a casa i paladini della rivoluzione verde, i produttori di energia rinnovabile. A loro, con le nostre bollette, regaliamo complessivamente 10.127 milioni di euro. Il conto totale è assai salato. Nel 2020 gli oneri di sistema sono ammontati a poco meno di 15 miliardi di euro, un quarto della spesa totale per l'energia. Ed arriviamo a Conte, che propone di spostare questi 15 miliardi sul groppone dei contribuenti. La proposta, manco a dirlo, non è tutta farina del suo sacco.

Sono anni che l'Autorità per l'energia (Arera), per questioni di trasparenza e comprensibilità delle tariffe, consiglia di depurare le bollette da tutti gli oneri impropri. Il leader pentastellato ne fa anche una questione di equità, perché questi costi «sono imputati in maniera non progressiva rispetto al reddito personale». Insomma, la solita storia di spennare i ricchi, a prescindere dai consumi. Ma il punto vero è che la trovata di Conte non neutralizza affatto la stangata, semplicemente la sposta da una parte all'altra. In un plateale e maldestro gioco delle tre carte dove alla fine a prenderla in saccoccia sono sempre gli italiani.

 

 

Eh sì, perché scaricare sulle tasse gli oneri di sistema non sposta di una virgola il problema degli aumenti incontrollati dovuti ai rincari delle materie prime e alle politiche ambientaliste della Ue. È solo un'illusione ottica, un inganno. Il prezzo dell'energia continuerà a salire e in più gli italiani si troveranno con 15 miliardi di fabbisogno aggiuntivo da coprire con altrettanti balzelli. Il problema, almeno nell'immediato, è quello di togliere non di spostare. E per togliere osi segue lastrada indicata da gran parte della maggioranza, che è anche quella a cui stanno lavorando Mario Draghi e il ministro dell'Economia, Daniele Franco, e si trovano i miliardi per sterilizzare l'Iva o per compensare in altro modo gli incrementi, oppure si sforbiciano quei 15 miliardi di oneri impropri.

Soprattutto quegli incentivi a fotovoltaico, eolico e idrico che, considerati i 70 miliardi destinati dal Piano di ripresa alla transizione ecologica, e quindi proprio a quelle fonti pulite, non hanno più molto senso. L'ipotesi più gettonata, per ora, è la prima. Trovare dall'oggi al domani il gruzzolo necessario per mitigare gli aumenti annunciati fino al 40% non è semplice. Anche perché Franco proprio in questi giorni sta cercando di far quadrare i conti per la presentazione, entro il 27 settembre, della Nota di aggiornamento al Def, dove per una crescita che corre (si stima il 6%), c'è un debito che lievita (a luglio nuovo record a 2.725 miliardi).

Ma sembra che il governo, tra le pieghe del bilancio, sia riuscito a recuperare 3 miliardi. In attesa di operazioni strutturali come quella sull'Iva, che potrebbe arrivare in manovra anche per le sue implicazione europee, Draghi sta pensando di tamponare i rincari intervenendo proprio sugli oneri di sistema. Non, almeno stando a quanto trapelato ieri sera, con il giochino di Conte, ma con un taglio spot simile a quello operato a luglio con lo stanziamento di 1,2 miliardi. In altre parole, si compensa solo per il prossimo trimestre. Poi si vedrà. Il tema è sul tavolo del Consiglio dei ministri di oggi Ed è considerato una priorità assoluta. Anche perché iniziano a vedersi gli effetti sul carovita. L'Istat ha certificato l'aumento dell'inflazione ad agosto dello 0,4% sul mese e del 2% sul 2020. A spingere i prezzi ai massimi dal gennaio 2013 sono stati proprio i beni energetici, le cui quotazioni continuano ad avere una crescita molto ampia sia per la componente regolamentata sia per quella non regolamentata. 

 

 

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