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Giuseppe Conte, il fedelissimo Di Donna sospeso dall'Antimafia: per l'ex premier il caso si complica

Paolo Ferrari
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L'avvocato Luca Di Donna era troppo impegnato a proporsi come facilitatore per le aziende che volevano accedere ai ricchi affidamenti diretti di Invitalia da non avere tempo di partecipare alle attività della Commissione parlamentare antimafia. Il suo apporto nel Comitato ristretto sulle «attività predatorie della criminalità organizzata durante l'emergenza sanitaria» è stato alquanto scarso: appena due riunioni in un anno. La decisione di "autosospendersi" dalla Commissione, dopo la notizia dell'indagine nei suoi confronti, non sarà allora un problema insormontabile per il presidente Nicola Morra (M5s). A fargli avere l'incarico presso la Commissione parlamentare antimafia era stato l'onorevole Paolo Lattanzio, ora del Pd dopo un trascorso da grillino. Perché è stato scelto Di Donna? «È stata una proposta fatta sulla base del curriculum. Ho visto dei cv utili al lavoro che avevo in mente di fare. Quindi ho proposto lui», ha precisato ieri Lattanzio, commentando l'autosospensione di Di Donna. «Non lo conoscevo di persona, semplicemente è uno dei top come docenti universitari su questi temi, ha un curriculum da paura, quindi è stato uno dei nomi che abbiamo fatto», ha poi aggiunto tutto soddisfatto l'ex grillino.

 

 

 

ESPERTO

Pur essendo avvocato da poco più di 15 anni, nel cv Di Donna non manca proprio nulla: esperto di diritto fallimentare, diritto societario, diritto bancario, diritto finanziario e delle assicurazioni, consulente per la internazionalizzazione delle imprese. Caduto in disgrazia, nel solco della migliore tradizione italica, è partita ora la corsa a prenderne le distanze. «In passato lo frequentavo, ma da quando sono diventato premier non l'ho frequentato più. Non so nulla della sua successiva attività professionale e sono assolutamente all'oscuro di eventuali fatti che sono oggetto di inchiesta», si è affrettato a dichiarare Giuseppe Conte. Affermazioni che stridono con quanto riportato ieri da Antonio Saccone, parlamentare Udc, che sarebbe stato contattato all'inizio di quest'anno proprio da Di Donna nel tentativo di dar vita ad un Conte Ter. La vicenda ha sollevato un polverone politico e il centrodestra sollecita chiarimenti. «Da diversi mesi Forza Italia chiede una commissione d'inchiesta parlamentare sulla gestione dell'emergenza Covid. Cosa stiamo aspettando? È diritto dei cittadini sapere se le risorse pubbliche spese a tale scopo hanno avvantaggiato la comunità o sono servite solo a riempire le tasche di qualcuno», dice Gabriella Giammanco vicepresidente di Forza Italia in Senato. «Da tempo si rincorrono notizie relative a ipotesi di reato legate a tale emergenza. Da ultimo il caso dell'avvocato di Donna ha fatto riemergere l'esistenza di procedure senza scrupoli riguardanti l'acquisto di mascherine cinesi da parte di quell'Invitalia guidata da Arcuri. Nella ricostruzione di quanto è accaduto sono tante le cose che non tornano, chi siede in Parlamento ha il dovere di fare chiarezza», dice Giammanco.

LA DENUNCIA

Di Donna è indagato dalla procura di Roma per associazione a delinquere finalizzata al traffico d'influenze. La vicenda nasce dalla denuncia di Giovanni Buini, un imprenditore che avrebbe dovuto vendere fra marzo ed aprile dello scorso anno, in piena emergenza Covid, delle mascherine chirurgiche. Il 30 aprile del 2020 Buini aveva incontrato a Roma Di Donna e l'avvocato Gianluca Maria Esposito che si erano proposti come intermediari con la struttura commissariale. I due avvocati gli fecero sottoscrivere un accordo dove veniva riconosciuta loro una commissione. Di Donna, raccontò Buini ai carabinieri, manifestò subito la sua vicinanza con Conte. Al successivo incontro del 5 maggio, alla presenza del generale della guardia di finanza Enrico Tedeschi, in servizio presso i Servizi segreti, Buini si tirò indietro e l'affare saltò. A Buini vennero anche restituite le mascherine oggetto di un prima fornitura. E questo in un momento drammatico per il Paese in cui non se ne trovava mezza.

 

 

 

TRA AMARA E ALPA

Le intercettazioni telefoniche dei carabinieri hanno messo in luce numerosi contatti fra Domenico Arcuri e i due avvocati che in quel momento, va detto, non intrattenevano alcun rapporto con il Mise o Invitalia. L'ipotesi iniziale di corruzione era stata poi derubricata a traffico di influenze. Ma a proposito dell'indagine, c'è anche un piccolo giallo. Ieri avevamo scritto che i pm romani Gennaro Varone e Fabrizio Tucci erano coordinati dall'aggiunto Paolo Ielo. Leggendo, però, il decreto di perquisizione nei confronti di Di Donna ed Esposito il nome di Ielo è sparito. Fonti interne al Palazzo di Giustizia della Capitale hanno fatto sapere che Ielo si sarebbe astenuto. Il motivo? Una ipotesi potrebbe essere, come raccontato da Libero lo scorso 30 settembre, legata alla testimonianza di Piero Amara sul ruolo dell'avvocato Guido Alpa, socio di studio di Conte, e gli incarichi da egli ricevuti dalla società Condotte in amministrazione straordinaria. Oltre ad Alpa aveva ricevuto incarichi anche a Domenico Ielo, il fratello del magistrato. Uno degli amministratori di Condotte è l'avvocato Giovanni Bruno che ha conferito consulenze, oltre a Ielo, a Di Donna. Anche Bruno, come Conte, era stato un allievo di Alpa. Ielo aveva condotto tempo fa una indagine nei confronti di Brunella Bruno sorella di Giovanni Bruno poi assolta. Ielo non aveva impugnato l'assoluzione che era diventata definitiva. Brunella Bruno era difesa da Amara, successivamente indagato in un altro procedimento da Ielo nel 2016. Amara, ora in carcere, aveva quindi nominato come difensore l'avvocato Salvino Mondello amico e testimone di nozze di Ielo. Una sovrapposizione di ruoli senza precedenti che giustificherebbe l'astensione del procuratore aggiunto. «L'ex struttura per l'emergenza Covid19 e Invitalia non hanno mai assegnato appalti e forniture ad imprese rispetto alle quali risultava in alcun modo un interesse di Di Donna o di Esposito e di aver operato secondo procedure regolari e trasparenti» ha fatto sapere nella serata di ieri l'ex struttura commissariale guidata da Arcuri. 

 

 

 

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