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Quarta Repubblica, Salvini e Meloni sotto assedio: dal 27 settembre al prossimo 18 ottobre, tempismo sospetto?

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Tempismo molto sospetto. A ridosso delle amministrative, prima, e dei ballottaggi, poi, il centrodestra è finito nell'occhio del ciclone. Lo conferma la cronistoria di Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro andato in onda lunedì 11 ottobre su Rete 4. Tutto ha avuto inizio il 27 settembre, a tre giorni dalle elezioni. Quel giorno scoppia il caso Luca Morisi. L'ex responsabile della comunicazione social di Matteo Salvini, da qualche giorno dimessosi per motivi personali, viene accusato di cessione di stupefacenti. Un'indagine condotto più sui giornali che nelle Procure e che destabilizza il voto. Settimane di paginate intrise da sospetti e accuse finite come un buco nell'acqua: non è stato Morisi ad aver ceduto la droga dello stupro ai due escort rumeni con cui ha passato la notte del 14 agosto. La Ghb era dei due giovani, che l'hanno portata nella casa dell'ex spin doctor leghista. 

 

 

Prima però di dichiarare Morisi verso l'archiviazione, ecco che ci sono state le amministrative nelle principali città italiane. Ma per il centrodestra non è stata l'unica grana prima delle urne. Qualche giorno dopo aver minato la Lega, il 30 settembre viene diffusa un'inchiesta condotta da Fanpage. A pagarne le conseguenze Fratelli d'Italia e alcuni dirigenti, tra cui l'europarlamentare Carlo Fidanza. Questa volta il polverone sollevato riguarda presunti finanziamenti illeciti al partito di Giorgia Meloni, che in aggiunta si becca l'accusa di nostalgia del fascismo. Anche in questa circostanza qualcosa non torna. Oltre alle tempistiche, il quotidiano online non ha mai fornito alla Meloni l'intero girato (circa 100 ore) per comprendere a pieno quanto accaduto. Una vicenda cavalcata da PiazzaPulita, che ha mandato in onda alcuni spezzoni il 7 ottobre, dopo le amministrative ma prima dei ballottaggi.

 

 

Per Fratelli d'Italia la bufera non finisce qui: il 9 ottobre il candidato sindaco del centrodestra (proposto dalla Meloni), Enrico Michetti, deve fare i conti con alcune frasi da lui pronunciate sulla Shoah. In un articolo il volto romano al ballottaggio si interrogava sul motivo per cui "i buonisti" provino più pietà quando ricordano l'Olocausto rispetto ad altri eccidi: "Forse perché non possedevano banche, forse perché non appartenevano a lobby capaci di decidere i destini del pianeta". Una frase detta nel 2020, ma tornata in auge a distanza di un anno. Guarda caso, proprio poco prima della sfida con il dem Roberto Gualtieri. Poi è la volta dell'assalto alla Cgil avvenuta per mano di alcuni neofascisti come Roberto Fiore e Giuliano Castellino. Nonostante le violenze siano state operate per mano dei vertici di Forza Nuova, la colpa è ricaduta - il motivo è assurdo - su Fratelli d'Italia e Lega. La loro colpa? Aver preso le distanze, ma non come voleva la sinistra. E così ecco arrivati all'ultima pennellata: quella del vicesegretario del Partito democratico, Beppe Provenzano. Il dem ha definito FdI "fuori dall'area democratica e repubblicana". In altre parole il partito della Meloni andrebbe sciolto. Un caso queste tempistiche? Chissà, certo è che il 17 e il 18 ottobre i partiti torneranno a sfidarsi a Roma e a Torino.

 

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