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Matteo Renzi, ecco perché il legame con il centrodestra ora è più saldo: indiscrezioni dalle Sacre Stanze

Fausto Carioti
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Nel momento in cui Enrico Letta e Giuseppe Conte scoprono che molti (troppi) dei parlamentari del Pd e del M5S non sono disposti a fare ciò che loro ordinano, la strada di Matteo Renzi lo avvicina un po' di più al fronte opposto. Impossibile, adesso, dire se questo sfocerà in un'alleanza elettorale, ma una certezza già c'è: il leader di Italia viva giocherà la partita per l'elezione del presidente della repubblica avendo già il centrodestra come sponda "naturale". È il dato che può fare la differenza. Se il peso di Italia viva tra gli elettori è pari al 2,5%, in parlamento, con i suoi 16 senatori e 27 deputati, Renzi controlla un gruppo che può spostare gli equilibri tra i due poli. A maggior ragione se alle sue truppe si unisse qualcuno dei tanti moderati del Pd che non digeriscono l'appiattimento sui grillini. Non c'è solo l'incompatibilità personale con Letta. Dopo l'affossamento della legge Zan, dovuto alla ostinazione e agli errori del segretario democratico, ad allargare ancora di più il solco ha provveduto ieri lo scandalo del reddito di cittadinanza.

 

Che il meccanismo ideato dai Cinque Stelle si prestasse a ruberie, oltre a disincentivare il lavoro regolare, era cosa nota, ma le dimensioni del fenomeno e i misfatti scoperti sono eclatanti. E si tratta di materia politica incandescente, perché questo accade proprio mentre il governo sta lavorando a quel dossier. Un capitolo della legge di bilancio è dedicato infatti al «Riordino della disciplina del reddito di cittadinanza». Il testo, al momento, esiste solo in forma di bozza, non essendo ancora stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Significa che Mario Draghi e i suoi stanno ancora pensando a come scriverlo. E dopo di loro, interverrà il parlamento. I dati diffusi dai carabinieri confermano le ragioni di chi giudica fallimentare la misura varata dal governo gialloverde e insufficienti le prime modifiche annunciate da Draghi. Il centrodestra, almeno su questo, pare unito, e Giorgia Meloni ha annunciato che la coalizione presenterà al premier un pacchetto di richieste in cima alle quali, racconta chi ci sta lavorando, figurerà proprio una «revisione drastica» del reddito di cittadinanza.

Se Renzi sarà coerente con quanto dice da sempre, il centrodestra non si troverà solo. Anche ieri, l'ex premier ha attaccato non solo lo «scandalo» dell'assegno concesso «anche a chi aveva la Ferrari», ma coloro che lo hanno ideato: «L'ennesimo capolavoro dei Cinque Stelle. E la chiamavano Onestà». Silenzio imbarazzatissimo, invece, dentro al Pd. Molti, pure lì, vorrebbero dare un duro giro di vite alle regole per ottenere la prebenda, ma non possono dirlo, per non spezzare il filo che li lega ai grillini. I quali difendono con le unghie il loro provvedimento e parlano di «polemica strumentale». Si annuncia come la grande battaglia di fine anno, l'ultimo scontro parlamentare prima di quelli che saranno combattuti, a scrutinio segreto, per eleggere il presidente della repubblica. I leader del centrodestra hanno così l'opportunità di arrivare a febbraio forti di un "asse di fatto" con Renzi, reso possibile anche dalla comunanza di intenti sul reddito di cittadinanza. Le condizioni migliori per fare uscire Letta e Conte a pezzi dall'appuntamento più importante della legislatura. Renzi non chiede di meglio.

 

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