Luca Zaia gela le ambizioni di Mario Draghi: "Mi spiace per lui, ma deve restare premier"
Mario Draghi deve rimanere a Palazzo Chigi. Nonostante si dissoci dalle due tifoserie che vedono il premier tirato per la giacchetta, Luca Zaia dice la sua. "Il presidente del Consiglio sta dando uno standing unico al nostro Paese, riconosciuto anche da Angela Merkel: i discepoli, a volte, superano i maestri". Un plauso quello del governatore del Veneto che imputa "la libertà d'azione che hanno avuto le Regioni e la stabilità di questo periodo alla figura del premier". Per Zaia, raggiunto da Repubblica, Draghi porta un valore aggiunto che altri non avrebbero. Eppure solo lui, l'ex presidente della Bce in persona, sa cosa vuole: "Può decidere di non candidarsi per il Colle. E allora punto. Ma se si candidasse di certo avremmo due scenari: i partiti dovrebbero garantirgli un'elezione al primo scrutinio, perché una soluzione diversa equivarrebbe a una bocciatura da parte della sua maggioranza. Lo scrutinio segreto non è irrilevante nel nostro Parlamento, al di là dei bei discorsi. Draghi rischia di entrare in conclave da Papa e uscirne da parroco di campagna. Né capo di Stato né premier. Con pregiudizio per l'Italia".
La seconda, per il leghista, è altrettanto preoccupante perché se venisse eletto "ci troveremmo senza premier nel bel mezzo di una pandemia. La situazione è delicata e a Draghi, cui è stato chiesto un sacrificio in piena pandemia, va il massimo rispetto. Mi spiace se nei suoi progetti c'è veramente il Quirinale. Ma nessuno, un anno fa, avrebbe pensato che il voto per il Colle sarebbe coinciso con una nuova ondata di Covid". Tra le ipotesi Zaia non contempla quella del semipresidenzialismo tirata in ballo dal ministro della Lega Giancarlo Giorgetti. La proposta, in quel caso, è quella che Draghi continui a guidare il Paese dal Colle.
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"Ogni Presidente ha un proprio stile, e nel passato non sono mancati interpreti del ruolo che si sono appropriati di spazi lasciati vuoti dalla politica, penso a Napolitano. Ma di qui a pensare che, a Costituzione invariata, si possa passare a una forma di governo diversa, ce ne passa", la liquida il presidente del Veneto. Altrettanto irremovibile sull'obbligo dei tamponi ai vaccinati: "Sono sempre stato favorevole ai test, anzi fui il primo a parlare di quelli fai-da-te, che ora sono autorizzati. Certo, prima di introdurne l'obbligo per andare al cinema e al teatro ci penserei: qualsiasi provvedimento non può deprimere le attività economiche".