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Quirinale, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno il piano "D": il retroscena se Berlusconi non vince

Pietro Senaldi
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Nella fotoromanza del Quirinale irrompe perfino Gianna Nannini. Avventuriera, ha formalizzato ieri la propria candidatura a succedere a Mattarella. Pare una barzelletta, invece è la realtà. D'altronde, a sinistra spunta un nuovo nome al giorno. Oltre all'eterno balon d'essai del Mattarella bis, ieri tornato nuovamente alla ribalta grazie a uno strampalato asse tra i piddini anti-Letta - ebbene sì, sono già di più di quelli a favore - e i grillini scontati, che ormai ritengono l'avvocato pugliese la causa di ogni male del Movimento e si offrono in saldo a Di Maio. Fausto Carioti, qui a fianco, ragiona sulle più recenti convulsioni dei giallorossi. Più facile è comprendere quanto accade nel centrodestra, che invece ha un solo nome da proporre e un'unica strategia, che va bene a tutti e tre i partiti. Il candidato è, naturalmente, Berlusconi e tanto Forza Italia quanto Lega e Fratelli d'Italia lo sosterranno dalla quarta chiamata, quando per essere eletti basterà la maggioranza assoluta. Silvio ci crede ed è in piena campagna autopromozionale. Il voto è segreto ma c'è modo di renderlo riconoscibile, scrivendo Berlusconi Silvio, Silvio Berlusconi o S. Berlusconi a seconda del partito d'appartenenza, così da sapere immediatamente quanti azzurri, salviniani o meloniani hanno tradito nell'urna.

 

 

Se i franchi tiratori saranno troppi, il centrodestra esploderà e c'è chi teme che e il Cavaliere si ritirerà sdegnato abbandonando ciascuno al proprio destino. La sensazione è però che l'alleanza resterà compatta. Per farcela il leader forzista punta su una quarantina di grillini senza storia né futuro parlamentare, che sta corteggiando da due mesi intensamente. Dei renziani c'è poco da fidarsi, ma qualcosa da Italia Viva potrebbe arrivare, come inaspettatamente dal Pd, dove è discretamente cospicua la quota di quanti sognano di sgambettare il segretario Letta, che in caso di trasloco di Berlusconi al Quirinale sarebbe costretto a dimettersi. Decisivi saranno anche i centristi di Toti, che fanno i preziosi ma avrebbero molto da guadagnare dall'elezione di Silvio, che lascerebbe loro praterie sulle quali provare a estendersi. Ma Berlusconi presidente della Repubblica sarebbe la soluzione migliore anche per Salvini, che si vedrebbe consegnata di fatto la maggior parte Il segretario dell'elettorato del Carroccio forzista e ha coMatteo struito negli ulti- ? Salvini mi tre anni un solido rapporto personale con l'uomo di Arcore, il quale non avrebbe problemi a incaricarlo in caso di vittoria elettorale. Stesso discorso per la Meloni, anche se Fdi è cresciuta in questo anno rubando molti voti a Forza Italia, che invece secondo i sondaggisti trarrebbe in un primo momento giovamento in termini di consensi dall'elezione del suo capo, riprendendosi buona parte dei voti persi a destra. Ciononostante, Giorgia è donna di parola e non tradirà. E poi c'è il piano B, o meglio il piano D, che scatterebbe simultaneamente per tutto il centrodestra se prima o in corso di votazione Silvio si rendesse conto di non avere i numeri per farcela. Ovviamente "D" sta per Draghi, il quale ha ridimensionato le proprie ambizioni rispetto al Quirinale. L'attuale premier non pretende più di essere acclamato universalmente alla prima votazione da tutta l'assemblea ma si accontenterebbe di passare dopo che gli schieramenti hanno bruciato tutti i rispettivi candidati politici. A quel punto, l'ex banchiere, che in realtà non aspetta altro, fingerebbe di acconsentire benevolmente alla richiesta di tutti i partiti di accettare l'elezione tardiva al Colle, passando ancora una volta per il salvatore della patria. A quel punto Berlusconi si intesterebbe l'elezione, rinunciando per amor di patria a correre per cedere il passo al grande tecnico. Ma mentre nelle foto il sorriso di Silvio sarebbe a mezza bocca, quello di Matteo e Giorgia sarebbe pieno, e non solo perché i due leader ritengono di essere garantiti da Super Mario nelle loro ambizioni alla presidenza del Consiglio in caso di vittoria elettorale. Il punto è che sia Salvini che la Meloni mirano a elezioni anticipate.

 

 

 

Fdi da sempre, la Lega da più di recente, ossia da quando ha cominciato a risalire nei sondaggi e da che perfino Giorgetti si è arreso al fatto che un governo tecnico pilotato da Draghi al Colle non avrebbe tenuta e logorerebbe il Carroccio. Male che vada, ovverosia se con l'ennesimo colpo di mano il Pd riuscisse a piazzare un proprio rappresentante a Palazzo Chigi, o ci arrivasse in qualche modo Di Maio, come si dice, Salvini avrebbe la scusa per passare all'opposizione, dove Fdi oggi sta sola e da papa, tirandosi dietro la maggioranza dei deputati di Forza Italia, che a quel punto sarebbe a forte rischio scissione. D'altronde, la maggioranza si è già spaccata irrimediabilmente ieri in consiglio dei ministri, dove la Lega ha dichiarato di votare per l'obbligo vaccinale imposto dal presidente solo perché non si può far cadere un governo sulla pandemia, neppure in Italia. Promuovere Super Mario al Quirinale sarebbe per Salvini una liberazione, perché gli consentirebbe di governare nel caso stesse al governo, o fare opposizione vera. Oggi è all'impasse.

 

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