Plebisciti

No-vax, la rivolta degli italiani contro chi rifiuta il vaccino: ecco le cifre del nostro sondaggio

Alessandro Giuli

Vaccinarsi è giusto e inevitabile, ma soprattutto è più accettabile convivere con il Coronavirus che con i no-vax. È questa l'opinione della stragrande maggioranza degli italiani rilevata dall'ultimo sondaggio di AnalisiPolitica. L'istituto guidato da Arnaldo Ferrasi Nasi ci restituisce l'istantanea di una crescente esasperazione dei cittadini verso la minoranza irriducibile che rifiuta il siero. Ebbene, dopo due anni di flagellante pandemia, invece di cadere nello pseudo ritratto infodemico in base al quale l'Italia sarebbe divisa a metà, scopriamo che secondo il 77% degli intervistati «chi ha deciso di non vaccinarsi mette in pericolo la libertà degli altri, perché in questo modo rischia di ammalarsi più gravemente e di intasare gli ospedali, portando il Paese a nuove restrizioni». Una percentuale che sfiora l'unanimità fra i plurivaccinati e che sembra fondarsi ormai sull'assioma della necessaria responsabilità collettiva a dispetto di un sempre più immaginario e anti civico diritto individuale alla dissidenza.

AUTOPROTEZIONE - Badate bene: qui non si sta parlando di green pass, con tutti i limiti che il dispositivo può aver mostrato, ma di una disponibilità a riconoscere nei vaccini una salvaguardia universale che passa per l'autoprotezione personale. È una convinzione elementare rispetto alla quale i cittadini sembrano molto più consapevoli delle classi dirigenti e del circo politico-mediatico. In quest' ottica, l'obbligo d'iniezione appena introdotto dal governo per gli over 50 taglia la testa al toro e sarà verosimilmente accolto con prevalente favore anche da quel 47% che ancora ritiene i vaccini «solo parzialmente sperimentati», ma non per questo si allontana nel giudizio favorevole dal 30% che li ritiene completamente testati: nel complesso, quasi 8 italiani su 10 riconosce che non vi siano alternative credibili e socialmente adeguate alla campagna di vaccinazione massiva in corso. Resta un 19 per cento di increduli verso i test scientifici sui sieri, ma non è certo la totalità di questo campione ad alimentare il serbatoio dei no-vax. Tutt' altro: anche coloro che manifestano alcuni dubbi residui sulla lavorazione nei laboratori - principalmente si tratta di persone tra i 55 e i 65 anni, con basso titolo di studio, stanziati al nord e appartenenti soprattutto all'area dei partiti di sinistra-sinistra (34%) e dei grillini (26%) - ha compreso che, nelle condizioni date, è preferibile andare incontro a un margine di rischio piuttosto che rimanere inermi e danneggiare se stessi insieme con i propri congiunti e vicini. Sempre AnalisiPolitica, infatti, certifica che dall'agosto scorso a oggi gli inoculati con prima dose sono passati dal 74 all'89% e quelli con seconda o terza dal 60 all'86%. Nella crescita influisce senza dubbio il bisogno del lasciapassare verde, e tuttavia s' indovina una sopraggiunta maturazione in linea con le recenti parole del presidente della Repubblica uscente, Sergio Mattarella: «La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un'offesa a chi non l'ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla».

VOLONTARI - Volendo trarne alcune provvisorie conclusioni, appare evidente che gli italiani rifiutano la dialettica mostrificante tra le due minoranze che stanno occupando, distorcendolo, il centro del dibattito pubblico: quella atterrita dalla paura o irretita dalla malafede che diffida a priori della scienza e quella speculare che la idolatra. La percezione diffusa e forse ancora troppo sommersa, al contrario, è che il cammino per un ritorno alla normalità passa per una profilassi sanitaria ancora imperfetta ma indispensabile finalizzata a "trasformare il veleno in farmaco" (la base fondativa della storia vaccinale). Ma soprattutto che gli ostinati no-vax sono un nucleo d'irresponsabili nemici del progresso e alleati oggettivi del virus che ha devastato la nostra salute e i nostri rapporti sociali. Per usare una metafora risalente al mondo antico, è ormai opinione comune della Polis-Italia che il fenotipo del no-vax (il 5% del campione) corrisponda a un pericoloso idiòtes, da cui il termine idiota, poiché antepone all'interesse generale il proprio (idios) presunto tornaconto individuale, collocandosi di fatto ai margini del perimetro della cittadinanza condivisa. Se non perfino all'esterno.