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Mario Draghi, "mi scuso con gli italiani". Dopo 5 lunghi giorni di silenzio, l'impensabile mea-culpa: un sospetto sul premier

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Si è fatta attendere quasi una settimana, la conferenza stampa di Mario Draghi: l'ultimo pacchetto anti-Covid, con obbligo vaccinale, lo scorso mercoledì. L'incontro con i giornalisti solo oggi, lunedì 10 gennaio. Una scelta, quella di dilatare i tempi in questo modo, che è costata un mucchio di critiche al premier, accusato di aver perso il suo decisionismo e il suo proverbiale pugno di ferro. Dunque i retroscena, le voci, le indiscrezioni: non parla per tenersi buoni i partiti in vista del voto per il Quirinale, non parla perché contrariato dalle liti in CdM, non ne può più. E così via, in un florilegio di interpretazioni e gossip politici.

 

E così, ecco che nell'attesissima conferenza stampa, il presidente del Consiglio sceglie di porgere le sue scuse per un simile ritardo. "Questa conferenza stampa è un atto riparatore, una risposta alle critiche che abbiamo ricevuto per non averla fatta dopo il decreto anti-Covid - ha premesso -. C'è stata da parte mia una sottovalutazione delle attese. Mi scuso", ha ribadito Mario Draghi concludendo un atteso e irrituale mea-culpa.

 

Sulla difensiva, insomma. Così come il premier è rimasto sulla difensiva sin dalle primissime battute dell'incontro con i media, in cui ha spiegato chiaro e tondo che non avrebbe risposto a nessuna domanda sul Quirinale, così come poi ha fatto bollando gli interrogativi come "irricevibili" o spiegando di non poter rispondere. E così, il mistero-Colle continua, tra le differenti interpretazioni di chi sostiene che non rispondendo, Draghi abbia di fatto confermato la sua corsa e di chi, al contrario, ha letto quel silenzio come una conferma al fatto che resterà a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura. E insomma, chi vivrà, vedrà...

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