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Matteo Salvini, "il messaggino privato che mi ha inviato Draghi". Quirinale, perché cambia il quadro

Fabio Rubini
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Quello che prova a dare le carte per la partita del Quirinale è un Matteo Salvini che gioca su più tavoli. Almeno due, forse tre. Da un lato chiede a Berlusconi rassicurazioni non tanto sulla sua voglia di scendere in campo, quanto sulle reali possibilità numeriche di farcela. Dall'altro prova a mediare al tavolo con tutti i leader per tenere la porta aperta ad un nome che possa essere sì il più condiviso possibile, ma di chiara appartenenza al centrodestra. Poi ce ne sarebbe un terzo, di tavolo, del quale parleremo più avanti, che riguarda Draghi, il suo futuro e il caro bollette, con Salvini che promette di «rompere le palle al premier per calmierare i costi» e «per farlo restare a palazzo Chigi». Il vertice di ieri a Villa Grande è stato definito da fonti leghiste «sinceramente cordiale» e non poteva essere altrimenti, visto che fin da subito al fianco di Forza Italia per spingere il Cav sul colle più alto c'è sempre stato Salvini. Proprio per questo, tra melanzane alla parmigiana, branzino al forno e calamari alla griglia con carciofi - il menù della colazione - il leader della Lega ha chiesto due cose a Berlusconi. La prima: sciogliere al più presto entro una settimana circa- le riserve sulla sua reale volontà di scendere in campo in prima persona.

 

 

La seconda domanda strettamente legata alla prima- ha riguardato quanti voti Silvio potrà contare tra i grandi elettori soprattutto al di fuori del centrodestra. Salvini vuole fare le cose per bene, così ieri si è presentato con una tabella riassuntiva delle elezioni presidenziali da Scalfaro fino a Mattarella per capire e far capire quanti voti e quante conte potrebbero essere necessarie per eleggere il prossimo inquilino del Colle. L'idea è quella, se si deve andare alla guerra, di arrivarci preparati, evitando di farsi trovare scoperti e farsi impallinare durante l'assalto finale. Per questo, ha ribadito Salvini agli alleati, «il centrodestra deve essere compatto dall'inizio alla fine, qualunque cosa accada». In attesa che Berlusconi sciolga la riserva, il leader della Lega continua a tessere la tela delle trattative («la prossima settimana sarà densa di colloqui») anche con gli altri leader che non si riconoscono nel centrodestra, nel tentativo di «svelenire il clima». Un intento che al momento vede due criticità, una grandissima, l'altra superabile. La prima riguarda proprio il nome di Berlusconi che da Enrico Letta a Giuseppe Conte definiscono «irricevibile» e «divisivo». Da qui la necessità di Salvini di tenersi comunque aperto un piano alternativo. La seconda ha come protagonisti i centristi di Brugnaro che non hanno accolto di buon grado la dichiarazione d'intenti del resto dello schieramento di non voler rivedere in chiave proporzionale la legge elettorale. A proposito di elezioni, poi, la Lega ha ribadito agli alleati il ruolo indispensabile di Mario Draghi «che deve continuare a fare il premier». Insomma niente voto anticipato. Tutti temi sui quali il leader della Lega torna in serata nel corso di un'intervista a Isoradio Rai. Parlando di Berlusconi rivela: «L'ho trovato in forma. Ci metto tre firme per arrivare a 85 anni come lui. I veti della sinistra? Noi non ne mettiamo, ma non si capisce perché a sinistra, che hanno scelto presidenti della Repubblica orientati a sinistra, si permettano di dire "questo sì" e "questo no"».

 

 


«RISTORI PER UN MILIARDO» - Salvini parla anche del governo e delle prossime mosse. Rivela in diretta di aver appena ricevuto un messaggino da Draghi che «mi conferma la volontà di Palazzo Chigi di accelerare per bloccare il caro bollette». E ancora: «La moratoria sui mutui va confermata, la rottamazione delle cartelle esattoriali va approvata, su bollette di luce e gas, volendo, si può intervenire in pochi giorni: io su questo sarò un rompipalle come riesco a essere quando mi ci metto». Poi annuncia che prossima settimana andrà in Consiglio dei ministri un decreto da un miliardo per ristorare «discoteche, turismo, realtà culturali e sportive. Entro gennaio bisogna intervenire con i primi miliardi cash su luce e gas, per imprese, artigiani e negozi. Prima che si apra la bagarre sul Quirinale occorre mettere in sicurezza questi interventi». Poi avverte Draghi: «È lui che deve scegliere, ma qualora lo togliessimo da una casella delicata come Palazzo Chigi si aprirebbero mille incognite. E una cosa di cui il Paese non ha bisogno è aprire una crisi di governo». Salvini chiude sulla crisi sanitaria e all'esecutivo chiede due cose: «Semplificare la vita ai guariti, renderli liberi e operativi ed esenti da obblighi» ed «evitare di inseguire centinaia di migliaia di persone con i tamponi».

 

 

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