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Gianni Letta al Quirinale, il retroscena dal Pd: il nome per sparigliare

Elisa Calessi
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E se il Pd facesse il nome di Gianni Letta, che peraltro è anche zio di Enrico? Uomo del dialogo, della moderazione, uomo di equilibrio. Di centrodestra, ma rispettato a sinistra. Siamo nel campo delle pure ipotesi, del fantaquirinale. Ma è vero che, in giorni di notevole sgomento per il Pd, con l'incubo di vedere Silvio Berlusconi eletto alla presidenza della Repubblica, è spuntato anche il nome di Sua Eminenza Azzurrina, come veniva chiamato, negli anni d'oro del berlusconismo, l'uomo al fianco del leader di Forza Italia. Perché nel Pd, in questo momento, si sta valutando tutto pur di evitare i due incubi che si vedono materializzare: l'elezione di Berlusconi o quella di una personalità di centrodestra, ma sgradita al Pd. Il primo incubo, ieri, ha fatto un passo in più. «Delusione per il merito e preoccupazione per le implicazioni che questa scelta può avere», era il commento che filtrava dal Nazareno, alla fine di una giornata in cui il centrodestra, sia pure rinviando a una ulteriore verifica, ha indicato come candidato al Quirinale Berlusconi. Significa la salita al Colle del "Caimano", dell'uomo che, per quanto in un'altra stagione politica, è stato il Nemico numero uno del popolo del centrosinistra, che mai perdonerebbe, al Pd, la sua elezione a prima carica dello Stato. Ma c'è un secondo incubo che il Pd vede addensarsi all'orizzonte: quello di una elezione alla presidenza della Repubblica che - al di là di Berlusconi - tenga fuori il Pd. Un nome di parte, invotabile.

 

 

 

NELLE CHAT

La riflessione, infatti, che correva ieri nelle chat del Pd è la seguente: il primo rischio, apocalittico, è che Berlusconi davvero venga eletto. Difficile, ma non affatto impossibile. Potrebbero convergere su di lui, infatti, voti non tanto convinti dal Cavaliere, ma di protesta contro le leadership dei rispettivi partiti. Poniamo che un parlamentare del Pd o del M5S sappia che non sarà rieletto, che non si senta valorizzato. Cosa può fare per "vendicarsi"? Il dispetto numero uno, per Pd e Movimento Cinque Stelle, è che venga eletto Berlusconi. Da questa sacca di rancore potrebbero arrivare molti voti. Ma c'è un secondo rischio che al Pd si teme. Cioè che il prossimo presidente della Repubblica venga eletto da una maggioranza che esclude il Pd. Magari centrodestra più Italia Viva e Coraggio Italia. Oppure centrodestra, Italia Viva e M5S. Insomma che, archiviato Berlusconi, Renzi faccia l'accordo con Salvini o Salvini con Di Maio, tenendo fuori il Pd. Un risultato di questo tipo, magari con il Pd che vota scheda bianca, esce dall'Aula o vota un candidato diverso da quello che sarà eletto, sarebbe la Caporetto dei dem. Ed è difficile immaginare che non ci sarebbero conseguenze sulla segreteria di Enrico Letta. Come spiega un dem, «Enrico ha un solo obiettivo in questo momento: non uscire sconfitto. Perché se da questa partita esce sconfitto, con il Pd tenuto fuori della trattativa, salta la segreteria». Anche perchè Matteo Renzi ha chiarito che qualora il centrodestra presentasse per il Colle «un candidato diverso da Berlusconi che fa l'interesse dell'Italia, autorevole, credibile... Italia Viva è pronta a votarlo».

 

 

 

LA DIREZIONE

Una strategia per evitarlo ancora non è chiara. Oggi Letta riunisce gruppi e direzione. Ma al di là dei principi, non potrà dire molto altro. In queste ore molti nel Pd hanno evocato il "modello Sassoli", inteso come una personalità che possa parlare a tutti, pur venendo da una parte. Ma chi? «La convergenza è obbligatoria, tutti dobbiamo metterci lo spirito giusto, in una dialettica di rispetto degli avversari», ha ammesso Letta. «Cerchiamo di andare oltre le bandiere, facciamo scelte in cui nessuno si senta perdente o vincente, serve una personalità di alto profilo. Nessuno di noi può permettersi scelte totalizzanti, non c'è uno che può imporre ad altri la sua idea». Parole che segnano un'apertura. Obbligata. Manca, però, il nome. A partire da questo identikit è uscito quello di Gianni Letta. Italia Viva lo voterebbe. E probabilmente anche parte del Pd. Per ora è una suggestione. Anche perché bisogna capire se Berlusconi lo appoggerebbe, una volta costretto al ritiro. Ma è indicativo del clima.

 

 

 

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