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Clemente Mastella, la telefonata con Berlusconi: "Marchiatura delle schede" per stanare i traditori

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C'è anche Clemente Mastella tra i preziosi "consiglieri" di Silvio Berlusconi nella scalata al Quirinale. Se Vittorio Sgarbi è il braccio armato (e il telefonino bollente) della campagna di reclutamento dei possibili voti in Parlamento tra i "cani sciolti" del Gruppo Misto e di un Movimento 5 Stelle allo sbando e senza padroni, il sindaco di Benevento e fondatore dell'Udeur è forse il massimo conoscitore delle dinamiche e dei trucchetti "nel segreto dell'urna" di Montecitorio. E al Corriere della Sera rivela cosa ha suggerito al leader di Forza Italia per "stanare" i possibili franchi tiratori nella sua stessa coalizione. 

Dentro Forza Italia, infatti, gira il sospetto che qualcuno nella Lega, in Fratelli d'Italia e soprattutto tra i centristi di Toti e Brugnaro non siano poi così convinti della candidatura di Silvio. E così, in mezz'ora al telefono, Mastella ha regalato al Cav qualche dritta. "Può tentare alla quarta votazione se ha la saldezza dei suoi e degli alleati. Ed è qui che interviene il mio metodo. Berlusconi deve dire a Forza Italia di scrivere sulla scheda "Silvio Berlusconi", alla Lega "Berlusconi Silvio", a Fratelli d'Italia semplicemente "Berlusconi", a Noi con l'Italia "S. Berlusconi", a Coraggio Italia "Cavalier Berlusconi"..."



Una vera e propria marchiatura delle schede. "Solo così potrà capire dove saranno mancati i voti. Dopodiché tocca pescare all'esterno". Secondo Mastella, l'atteggiamento del Pd e la  minaccia di "Aventino" "è rivelatore", perché dire "non ci presentiamo in Aula" "significa che ormai nessuno si fida più delle sue truppe". Pesa l'incognita dei voti di chi non verrà ricandidato e che alla prospettiva di tornare a casa subito preferisce la garanzia di restare in Parlamento per un altro annetto abbondante. "Solo Berlusconi potrà garantirgli che la legislatura andrà avanti fino al 2023 - conclude Mastella -. Le mogli dei parlamentari saranno le elettrici occulte del capo dello Stato". Una battuta? Non troppo, sia Clemente sia Sgarbi ne sono convinti fino in fondo.

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