Solito vizietto della sinistra

Matteo Renzi, ecco chi vuol far fuori l'ex premier dal Senato, proprio prima del voto sul Quirinale: "Cacciatelo"

Una lettera inviata alla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati chiede di espellere da Palazzo Madama il senatore Matteo Renzi, colpevole di essere a libro paga di Fondi internazionali (inglesi, svizzeri e sauditi) per l'attività di consulente e conferenziere. "Gentile Presidente - si legge nella lettera che ha in calce le firme di un gruppo di intellettuali, accademici e costituzionalisti -, incombe al Senato che Ella presiede, il diritto e il dovere di imporre al senatore Matteo Renzi la scelta tra la sua appartenenza al Senato medesimo o ad organismi promozionali di altri stati a cui, per sua ammissione, pure appartiene", si legge sul Giornale.

 

"Non occorre alcuna nuova legge e nemmeno apposito regolamento parlamentare perché egli sia tenuto ad ottemperare a tale obbligo - si legge ancora nella lettera -. Esso si evince dall'articolo 67 della Costituzione secondo cui 'ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione' e dall'articolo 54 che statuisce che 'I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore'. Nemmeno le procedure giudiziarie che lo riguardano, come la natura dei governi al cui servizio egli si è posto, aggiungono o tolgono alcunché a tale obbligo che evidentemente esclude ogni doppia appartenenza". In calce alla lettera le firme di Gian Giacomo Migone, Luigi Ferrajoli, Tana de Zulueta, Nadia Urbinati, Francesco Pallante, Anna Falcone, Marco Revelli e Tomaso Montanari.

 

 

Nella lettera di ricorda che chi come Renzi ha scelto le strade delle consulenze estere, vedi Tony Blair e Gerhard Schroeder, "ma sempre successivamente alla scadenza dei loro mandati parlamentari e di governo. Il perdurare dell'attuale posizione del senatore Renzi costituirebbe un negativo precedente tanto più negativo in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica che richiede a ciascun parlamentare decisioni in rappresentanza e a servizio di una e una sola Nazione", continua ancora la lettera. Sui social, però, sono stati tanti i commenti che sottolineano "il vizietto di ignorare che pure degli elettori che hanno spedito Renzi al Senato bisognerebbe tutelare i diritti costituzionali di rappresentanza democratica", conclude Pier Francesco Borgia sul Giornale.