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Quirinale, Matteo Salvini dà le carte: "Draghi? Resti premier". E ferma anche Casini...

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Manca poco alla conferenza stampa in cui il centrodestra ufficializzerà "la rosa dei nomi" candidabili per il Quirinale. Nonostante le bocche cucite, Matteo Salvini si lascia andare a una prima indiscrezione: Pier Ferdinando Casini non sarà tra questi. Lo dice chiaro e tondo una volta intercettato dai giornalisti nei pressi della Camera. "Casini in una rosa di centrodestra non c'è. Frattini? Lui pare non vada bene a prescindere, io non lo conosco".

 

 

Dunque quale sarà la direzione che Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia prenderanno? Anche su questo il numero uno del Carroccio sembra essere irremovibile: "Draghi sta a Chigi e lavora bene a Chigi". Un modo come un altro per dire che la corsa di Mario Draghi al Quirinale è già conclusa? Chissà. Certo è che dopo il faccia a faccia a sorpresa tra i due, avvenuto a breve distanza dall'inizio del primo voto per il Colle, si sono fatte sempre più numerose le voci che parlavano di un incontro tesissimo. Il motivo? L'ex presidente della Bce non disdegnerebbe la poltrona lasciata da Sergio Mattarella, mentre nei piani di Salvini a sedersi sul colle più alto ci deve essere una personalità proposta dal centrodestra. 

 

 

Come anticipato prima, tra questi non c'è Casini. Ma l'ex presidente della Camera dei deputati sembrerebbe non curarsene. Il senatore ha inaugurato la mattina della seconda votazione con una foto che lascia spazio a ben pochi dubbi. "La passione politica è la mia vita", è stato il commento a corredo di un'immagine in bianco e nero che raffigura un Casini giovanissimo. Che sia un timido tentativo di candidarsi? Mistero. In ogni caso - sono almeno le prime indiscrezioni - Salvini, Meloni e Berlusconi punterebbero a Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti, Carlo Nordio, Marcello Pera, Antonio Tajani e forse Franco Frattini. "I nomi che proporremo non hanno penso manco una tessera di partito in tasca - sono state le parole di Salvini -. Quello che è sgradevole sono i no preventivi. Cioè qualunque proposta che arrivi dal centrodestra non va bene. Non mi sembra un modo sereno di lavorare". È invece ancora un'incognita la scelta del centrosinistra, che sul Quirinale ha deciso di attendere la mossa del centrodestra e convocare una sua conferenza stampa solo una volta finita quella di leghisti, meloniani e forzisti.

 

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