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Giancarlo Giorgetti e la Boschi intercettati a Montecitorio: "Andrà a finire...". indiscreto pesantissimo

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In Parlamento in tanti commentano maliziosi l'abboccamento in aula tra Giancarlo Giorgetti e Maria Elena Boschi. Nulla di segreto, nessun sotterfugio: oltre che compagni di governo, il numero due della Lega e la "dama" di Italia Viva hanno colloquiato amabilmente sotto gli occhi di tutti i colleghi. Ma il Corriere della Sera ha intercettato anche cosa si sono detti, e le loro parole sono decisamente "pesanti". Al centro del confronto nell'aula di Montecitorio, spiega il quotidiano, "il tentativo di trovare un nome su cui convergere superando l'impasse che finora ha impedito di trovare un successore di Mattarella".

 

 



Certo, risulta difficile pensare che la trattativa sia stata condotta così, en plein air. Semmai, è stato uno scambio di sensazioni e speranze. "Giorgetti ieri sera si è detto fiducioso («Andrà a finire bene») mentre Boschi ha chiesto ufficialmente di procedere con due votazioni al giorno, ma probabilmente non servirà", chiosa il Corsera. Come dire, la soluzione è vicina. D'altronde, in quelle stesse ore, era anche la tesi di Matteo Salvini, capo di Giorgetti. E chissà che la chiave non sia proprio l'uomo che Matteo Renzi, leader di IV, da settimane caldeggia per spingerlo al Colle: Pier Ferdinando Casini. Sempre secondi retroscena, lo stesso ex premier avrebbe chiesto a Salvini di proporre lui Casini. "Diventeresti il king maker - è l'argomento usato dall'ex sindaco di Firenze con il Capitano - e se facessi io il nome di Pier Ferdinando lo brucerei". Tutti i torti, Renzi, non li ha. Anche se nella notte rimbalzano le conferme di un ritrovato asse con Enrico Letta, dopo le pugnalate del passato, perlomeno per sbarrare la strada del Quirinale a Elisabetta Casellati nel timore di una "prova di forza" del centrodestra da oggi, quando alla quarta votazione basterà la maggioranza assoluta di 505 voti

 

 

 



Nella giornata di mercoledì, coi cronisti in agguato, Giorgetti era stato come suo solito ironico  ed evasivo: "Draghi? Dicono che nessuno lo vuole votare. Quindi, se nessuno lo vota, è difficile che diventi presidente. Eh Casini... quando c'è casino...". Chi vuol intendere, intenderà.

 

 

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