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Mario Draghi, perché non voleva Casini al Colle? Dossier e banche, indiscrezioni-terremoto

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Il nome di Pier Ferdinando Casini come candidato al Quirinale è rimasto in bilico per diversi giorni. Pare che a mettersi di traverso sia stato, tra gli altri, anche Mario Draghi. Lo rivela Marco Zini su Tag43: "Il premier avrebbe fatto sapere che in caso di elezione del pupillo di Arnaldo Forlani, recordman di presenza in Parlamento con quasi 40 anni, un minuto dopo lui si sarebbe dimesso". Quali i motivi? Probabilmente il desiderio del premier di approdare lui al Quirinale.

 

 

 

La mossa del premier non sarebbe piaciuta a Casini. Ecco perché, continua Tag43, l'ex presidente della Camera "non ha perfidamente mancato di raccontare che, quando nel 2017 fu eletto presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, Draghi, allora governatore della Bce, gli aveva reiteratamente manifestato non solo stima e vicinanza, ma anche un certo interesse a conoscere i dossier su cui la Commissione avrebbe indagato".

 

 

 

Per Casini, insomma, il presunto no di Draghi alla sua candidatura sarebbe arrivato come un fulmine a ciel sereno. A tal proposito Zini scrive: "Solo la sua proverbiale filosofia democristiana, quella che sin qui gli ha assicurato una lunga carriera politica anche dopo la scomparsa della Dc, gli ha fatto superare il dispiacere, magari rammentando la vecchia massima di Giulio Andreotti, il quale di fronte ai molti voltafaccia di amici e sodali di partito, ricordava sempre come la gratitudine fosse il sentimento del giorno prima".

 

 

 

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