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Giorgia Meloni, pugno di ferro dopo il Quirinale: "Basta presuntuosi e trasformisti". Poi a Matteo Salvini...

Giorgia Meloni

Antonio Rapisarda
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Dopo il giorno della rabbia (e dell'orgoglio) per Giorgia è già l'ora del progetto. «Da oggi lavoro per riformare il centrodestra. Un centrodestra che possa regalare delle soddisfazioni a chi crede nelle nostre idee, nei nostri valori e non vuol essere trattato come un impresentabile. Come un cittadino di serie b». Sulle rovine del centrodestra "parlamentare" - «polverizzato» dai franchi tiratori e sepolto dallo "strappo" effettuato da Berlusconi e Salvini sulla rielezione di Sergio Mattarella - la leader di Fratelli d'Italia è pronta a ricostituire un intero blocco politico a misura del suo popolo. Non solo. A incarnarne fin da subito la guida naturale, insieme alla «falange» dei suoi grandi elettori di cui si è detta assolutamente fiera: «In un panorama politico in cui tutti dicono una cosa e poi ne fanno un'altra», ha ricordato a proposito di ciò che è avvenuto sul Quirinale, «noi non facciamo cose contrarie da quelle che dichiariamo». Nonostante la frattura dilatatasi nella settimana quirinalizia con Lega e Forza Italia («Mi sembra che abbiano preferito l'alleanza col centrosinistra, sia per Draghi sia per Mattarella», ha spiegato al Corriere dichiarando saltata l'alleanza), la risposta granitica giunta dalla sua comunità - e dall'ottimo riscontro nelle votazioni a scrutinio segreto per Guido Crosetto e Carlo Nordio - le fa esclamare: «Nulla è perduto».

 

 

Questa certezza Meloni ha tenuto a ribadirla ieri in una lunga diretta Facebook, a ridosso del pranzo. Come per rassicurare direttamente il popolo dei social su un fatto: se è vero che in Parlamento il centrodestra, con suo sommo stupore, si è scoperto minoranza «tra gli italiani» invece «è maggioranza». È a questa comunità che ha scelto di rivolgersi. Prima di tutto per riflettere ancora sul perché la coalizione abbia mancato l'appuntamento con la storia. «Avevamo l'occasione vera di eleggere per la prima volta un Presidente della Repubblica che rappresentasse la maggioranza degli italiani che votano centrodestra e che non hanno potuto mai esprimerne uno della loro area politica e culturale». Obiettivo distante 55 voti, «che si potevano trovare». Per questo, come ha ricordato, la richiesta agli alleati era stata quella di presentare «un nostro candidato alla terza chiama: per dimostrare di avere i nostri voti». Risposta? «Hanno detto che non era possibile, che non c'erano le condizioni». La verità? «Mi fa ammattire: Non si è voluto fare. Non ci si è voluto credere davvero». Il risultato - dopo l'impallinamento di Elisabetta Casellati (ad opera di azzurri e centristi) - è stata la rielezione di un capo dello Stato indicato sette anni fa dal Pd e lo sgomento degli elettori che hanno reagito inveendo sui profili di tanti esponenti "governisti" del centrodestra.

 

 

OPPOSIZIONE
Ma dopo la rabbia, dicevamo, per la Meloni è già tempo di rimboccarsi le maniche. «Tutto si può ricostruire», ha assicurato. «Bisogna crederci, non bisogna abbassare la testa e dire di no quando si deve dire di no». E se la fase 2 di Fratelli d'Italia è maturata con l'opposizione ai governi giallo-verde-rosso e "dei migliori", l'ulteriore passaggio prende spunto da quello che la fondatrice di FdI giudica il ventre molle che ha determinato la rottura del "vecchio" centrodestra: «In quello che costruiremo non può esserci un centro trasformista che può formarsi con il proporzionale, spregiudicato e pronto a muoversi ovunque si governi». Un avvertimento al capitano leghista e al Cavaliere a non cedere un millimetro sul maggioritario, dunque alla tentazione neo-proporzionalista: «Se ci staranno, ci sarà poco da aggiungere, perché con il proporzionale si riproduce la palude degli ultimi governi». I primi segnali di chi non ci sta, come spiegava ieri Libero, sono arrivati già dalla "chiama" conclusiva: dove più di trenta ribelli hanno votato il "meloniano" Nordio (e qualcuno scheda bianca) non solo come protesta nei confronti del «sì» a Mattarella di Carroccio e azzurri ma come apprezzamento per la coerenza di FdI. Ma l'operazione riformatrice di Giorgia, per chi conosce il Meloni-pensiero, non si fermerà al ceto politico dei tanti delusi e indignati desiderosi di traslocare dagli altri partiti del centrodestra. Tutt' altro. Per capirlo bisogna seguire le tracce di Atreju. Nell'edizione del 2021, versione natalizia, alcune mosse erano già chiare. Fra gli ospiti, ad esempio, ben tre quirinabili: Pera, Cassese, Nordio, componenti della futura "rosa" del centrodestra. Segno che FdI, che sta maturando nella "casa dei conservatori", è pronto a recepire - in tutte le forme - il contributo del meglio che l'Italia non conforme al progressismo è pronta ad offrire. In nome di quella maggioranza di italiani che per Giorgia & co non sono e non possono essere trattati «come cittadini di serie b». 

 

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