Fondatore di Fratelli d'Italia

Guido Crosetto e l'Ucraina: "Economia di guerra, qua salta l'Italia. Putin? C'è solo un modo per fermarlo"

Gianluca Veneziani

Dalla sua, ha la forza della libertà e della competenza, di chi non è più dentro la politica, ma l’ha vissuta a fondo. E conosce bene le dinamiche del mondo economico. A ciò aggiunge spirito patriottico e sguardo filo-atlantico. Guido Crosetto, già fondatore di Fratelli d’Italia, è perciò interlocutore privilegiato per analizzare il conflitto in corso.

Crosetto, dopo il fallimento della mediazione turca, la situazione si mette male?
«Nessuno può dire quando la guerra può finire e se può avere evoluzioni peggiori. E questa è già una cosa molto grave».
Qual è l’obiettivo finale della Russia? 
«Lo scopo di Putin non è prendersi tutta l’Ucraina perché non riuscirebbe a controllarla. Piuttosto vuole trasformarla in uno Stato cuscinetto simile alla Bielorussia, con un governo filo-russo». 
L’Occidente ha fornito armi all’Ucraina. Siamo in guerra ma non lo diciamo?
«No. Fornire le armi è stato il punto massimo che l’Occidente potesse raggiungere senza entrare nel conflitto. Le armi hanno avuto un effetto tutt’altro che simbolico, come dimostrano i danni subiti da esercito e aeronautica russi».

 

 


 

 

Le sanzioni imposte alla Russia si stanno rivelando più utili o più dannose?
«Sono utili per fermare l’azione bellica, infatti stanno facendo danni economici gravi alla Russia. Contemporaneamente però stanno scavando solchi che diventeranno trincee tra l’Occidente e l’Est del mondo, spingendo la Russia nelle braccia della Cina. In più stanno provocando un effetto boomerang sulle nostre economie. Per cui dovremmo iniziare a chiederci quale pezzo di Pil perderemo a causa delle sanzioni, quanto ciò si tradurrà in perdita di occupazione e influirà sui bilanci delle imprese e sul potere di acquisto, per poter reagire in fretta».
Draghi però dice che non siamo in un’economia di guerra.
«E invece lo siamo già. Forse Draghi non si rende conto di ciò che sta già succedendo nelle aziende. Le conseguenze sulle nostre economie saranno più gravi e più durature rispetto al Covid. Quando aumenterà il numero delle persone sotto la soglia della fame e della povertà, ci saranno tensioni sociali che scuoteranno le nostre democrazie. Ho l’incubo di città con luci spente perché l’energia ha raggiunto costi insopportabili e con criminalità aumentata per povertà e fame. Una sorta di Gotham City».
Quali saranno le ricadute economiche del conflitto a livello globale?
«L’impatto della scarsità di grano nei Paesi più poveri può provocare migrazioni enormi di centinaia di migliaia di persone affamate. Dovremo quindi gestire due giganteschi fenomeni migratori, uno da Est, dall'Ucraina, l'altro da Sud, dall'Africa».
 

 

 

 

 

Lei ha detto che servirebbe in Italia «un gabinetto di guerra». In cosa consiste?
«In tempi straordinari non bastano più maggioranza parlamentare e governo. Le istituzioni dovrebbero avere un tavolo permanente in cui prendere decisioni velocemente, coinvolgendo le opposizioni, le forze sociali e gli ad delle maggiori società di energia, logistica o alimentari, per governare i passi da fare, dal punto di vista militare ed economico».
Come si affronta la crisi energetica?
«Pensare a un immediato approvvigionamento di gas da altri Paesi non è semplice. Per costruire nuovi gasdotti ci vogliono dieci anni. E invece noi abbiamo bisogno di energia oggi. La nostra situazione energetica dipende dal populismo di sinistra e grillini e dalle loro scelte scellerate. Che riguardano tutti i no a rigassificatori, gasdotti, trivellazioni, termovalorizzatori e nucleare. Ora qualunque sistema serva a produrre energia va riaperto. Anche le miniere di carbone, se non abbiamo altro da bruciare».
Andrà rivisto il Pnrr sulla transizione ecologica?
«Chi dica che il Pnrr di un anno fa va ancora bene vive fuori dal mondo. Mi spiace dirlo di Draghi che è una persona intelligente». 
L’Europa si sta mostrando davvero forte come si dice?
«No, purtroppo resta un nano politico. È sempre stata inesistente dal punto di vista della politica estera. In quest’ambito era il nulla e in due settimane non può diventare diversa da ciò che era». 
Chi può mediare tra Russia e Ucraina?
«L’unica soluzione è che Usa e Cina portino Putin a sedersi a un tavolo con l’Ucraina. Il conflitto dà fastidio alla Cina non perché essa sia per la pace, ma perché per la Cina è troppo presto per la guerra. La Cina sarà pronta quando avrà raggiunto il livello tecnologico degli Usa negli armamenti, tra 15-20 anni. E comunque, al tavolo delle trattative, è giusto da parte occidentale sostenere che l'Ucraina si autodetermini, ma anche lasciare aperte le porte agli scenari su cui concorderanno i due. Zelensky ha parlato di un accordo possibile su Donbass e Crimea, mi pare un passo avanti».
 

 

 

 

 

Giusto o sbagliato fare aderire l’Ucraina all’Ue?
«Parlarne adesso è una stupidaggine, non aiuta nessuno».
Lei ha rilanciato l’idea di una nuova conferenza di Helsinki, con il riconoscimento delle rispettive aree di influenza di Occidente e Russia. Non sarebbe un ritorno al passato?
«Sì, ma siamo già nel passato. Il passato è drammaticamente diventato futuro. Questo doveva essere il secolo dell’innovazione, rischia di essere un secolo di guerra». 
Draghi viene escluso dai principali summit. L’Italia si conferma debole in politica internazionale?
«Draghi è forte quando si parla di finanza e mercati. Ma quando si parla di politica, è un neofita, smette di essere un fuoriclasse».
La Meloni vorrebbe una Nato con una colonna europea. Di cosa si tratta?
«Serve un esercito europeo che stia alla Nato come sta quello degli Usa: e cioè, che sia autonomo e complementare a seconda del momento. Un esercito che metta in comune strategia, addestramenti e armamenti. La Nato non può avere bisogno solo degli Usa per essere una potenza militare».
Salvini ha commesso un’ingenuità ad andare in Polonia?
«È stato un atto di superficialità che un leader politico non può neanche permettersi di pensare. Ciò detto, in quel piccolo comune è andato con l’ambasciatore italiano, quindi con l’Italia, che avrebbe dovuto garantire al meglio la sua visita».
Crede che la sua mossa abbia fatto guadagnare altri punti alla Meloni?
«Non mi interessa. Piuttosto io l’ho difeso sui social. Non è stato mica Salvini ad attaccare l’Ucraina. Sì, ha sbagliato in passato nel giudizio su Putin, ma quando quello ha attraversato il confine ha preso posizione contro. In Italia abbiamo avuto persone che applaudivano i carri russi quando scavalcavano il confine, e hanno avuto cariche istituzionali importanti».
Che dice ai pacifisti che contestano la Nato?
«Sono disposto a pagare loro un viaggio a Mosca, in modo che vadano a manifestare contro Putin».
E al Pd che tifava per la pace e ora è bellicista?
«La sinistra italiana è da anni il più grande interprete mondiale del mainstream».
Dare la caccia a presunti filorussi nelle università – penso ai casi Nori e Orsini alla Bicocca e alla Luiss – ci rende simili al nemico?
«Sì, sono metodi fascisti, e simili a quelli che contestiamo a Putin. Penso però che, più parla gente come Orsini o la Di Cesare, più si capisce quanto la nostra società sia decaduta».