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Enrico Letta al bivio: o rottama Greta Thunberg o si tiene il gas di Putin. Cosa sceglierà?

Enrico Letta

Fausto Carioti
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La politica italiana è così malridotta, così inadeguata dinanzi agli eventi di questi giorni, che rischia di passare inosservata anche l'ultima barzelletta di Enrico Letta in materia di energia, buttata lì dal segretario del Pd con la disinvoltura del turlupinatore seriale di gonzi (del «populista», direbbe lui). Indignato - e ci mancherebbe altro - per i massacri di civili scoperti a Bucha, Letta chiede «un pieno embargo di petrolio e gas russo».

Anche il presidente francese Emmanuel Macron spinge per la linea dura e propone di rafforzare le sanzioni su «carbone e petrolio». Già la differenza nei due proclami, però, la dice lunga. Macron, leader di un Paese che compra dalla Russia 10 miliardi di metri cubi di gas l'anno (il 24% di quello che importa), si guarda bene dal dire che vuole rinunciare al metano russo. Mentre Letta, aspirante premier di un Paese che ogni anno riceve da Mosca 30 miliardi di metri cubi di gas (il 43% del totale), freme per chiudere subito il rubinetto. C'è qualcosa che non torna, insomma, e la differenza è nella serietà dei due personaggi. Non che Letta non possa avanzare simili proposte: al contrario, è suo dovere farlo, in modo che gli italiani possano decidere se votarlo o meno. Però, se non vuole limitarsi a fare lo spacciatore di fuffa via social network (ce ne sono già troppi, anche nel suo partito), visto anche quanto tiene alla propria immagine di leader responsabile, dovrebbe dire pure il resto. Che suona più o meno così.

 

 

Primo. Cari italiani, se vogliamo smettere di finanziare la guerra del macellaio del Cremlino, dobbiamo mettere in conto una minore crescita economica e un peggioramento del nostro standard di vita. Cose che davamo per scontate, come i termosifoni accesi quando fa freddo, almeno per qualche anno non lo saranno più. Ma è un prezzo che dobbiamo pagare, perché l'alternativa, di fatto, è essere complici dei prossimi massacri.

Secondo. Avete presente tutti i discorsi che negli ultimi anni vi abbiamo fatto sull'imperativo della decarbonizzazione? Scordateveli, assieme alle genuflessioni e ai tweet che abbiamo dedicato a Greta Thunberg. Sono lussi che, se rinunciamo al gas di Putin, non ci potremo più permettere (neanche prima potevamo, ma questo può anche non dirlo). Perché non c'è nulla che possa rimpiazzare in tempi rapidi quei 30 miliardi di metri cubi di gas: né le forniture promesse da Joe Biden, che ammontano a 15 miliardi di metri cubi di gas liquido per l'intera Unione europea, né i "rabbocchi" che potremo avere da chi è già collegato con noi tramite un gasdotto, come l'Algeria e l'Azerbaijan. Dovremo costruire nuovi tubi sottomarini, e per farlo ci vogliono anni. Nel frattempo, per produrre elettricità (anche quella la facciamo col gas, per il 48%), dovremo riaprire le centrali a carbone e a petrolio e mandarle a manetta. Questo significa rinunciare a tutti gli obiettivi che ci eravamo dati per ridurre l'uso di combustibili fossili e le emissioni di gas serra. Se vogliamo fare del male a Putin, dobbiamo rottamare Greta e i suoi slogan.

 

 

Terzo. La rinuncia al gas russo ci costringe a cambiare idea sul nucleare. Non sulla tecnologia di prossima generazione, che nella migliore delle ipotesi vedremo all'opera tra vent' anni, ma su quella attuale. La stessa che già ci dà l'elettricità con cui illuminiamo le case e ricarichiamo i cellulari, solo che oggi la compriamo da Francia, Svizzera e Slovenia: non ci basterà più, ammesso che una volta rinunciato al gas russo quei Paesi vogliano vendercene ancora. Queste sono le cose che deve dire chi, come Letta, propone l'«embargo totale». Giocare a fare il risoluto senza spiegare ciò che tanto ardore comporta, gareggiare a chi è più tosto con Macron senza avere quel 70% di elettricità prodotta dall'atomo che hanno in Francia, equivale a suicidarsi o prendere in giro gli italiani. Il fatto che solo Carlo Calenda, tra i politici, glielo abbia fatto notare («Se scrivi una cosa così rilevante come embargo immediato al gas russo, devi spiegare il "come"») significa solo che della materia non capisce nulla nessuno. E il silenzio degli altri spaventa quasi quanto l'avventurismo di Letta.

 

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