Il Cav e Putin

Silvio Berlusconi, Giuliano Ferrara mai così duro: "Stia lontano da lì, bestialità politica"

Conosce bene Silvio Berlusconi, e la sua passione per Napoli. Così Giuliano Ferrara, commentando per il Foglio la bagarre scoppiata dentro Forza Italia e nel centrodestra per le parole sulla guerra in Ucraina dell'ex premier usa parole a metà strada tra l'allarmato e il bonario. Ma molto dirette, brusche, quasi brutali. "A Berlusconi Napoli fa male, gli dà letteralmente alla testa, lo rimbecillisce, lo mette in uno stato stuporoso e lo incita immancabilmente a dare di sé un’immagine molto giocosa, molto privata, e un tantino avventurosa", esordisce l'Elefantino nel suo editoriale. Stavolta però non ci sono in ballo "giochi d'amore e passioncelle" ma la guerra, "che ha cause e conseguenze diverse".

 

 

 

Ferrara ricorda un aneddoto gustoso: l'attuale premier inglese Boris Johnson, in veste di cronista dello Spectator, gli chiese il numero del Cav per un'intervista. L'ex direttore glielo diede ma avvertì Silvio del rischio-imboscata, conoscendo bene quello zuzzurellone di BoJo. Risultato? "Ne risultò, dalla conversazione spericolata, un giudizio turistico sul confino dorato sotto il fascismo e sulle solite cose buone fatte da Mussolini, con altre amenità. Se avverti Berlusconi di stare attento, le cose possono andare peggio ancora che senza messe in guardia". A Napoli Berlusconi ha di fatto invitato l'Europa a dare a Putin quello che chiede. "Ha parlato come un Travaglio qualsiasi, e ora lo sgabello glielo spolverano a lui", è il caustico commento di Ferrara.

 

 

 

Il tema in realtà è serio e dibattuto da fior di analisti: la "onorevole via di fuga" da concedere a Putin, per evitare che il presidente russo si senta spalle al muro e sia costretto a reagire nella maniera più drastica e drammatica possibile, alzando cioè il livello della guerra. Berlusconi, semplificando e "andando all’osso come sempre fa il grande comunicatore", ha dunque centrato il problema. Peccato che questo, noti durissimo Ferrara, sia "evidentemente una bestialità politica, un errore peggiore di ogni crimine". Per questo, suggerisce, "Berlusconi non si dovrebbe mai spingere più a sud di Pratica di Mare, luogo in cui sperimentò con abilità e con i suoi mezzi amicali di businessman abituato alla stretta di mano il tentativo legittimo di aiutare a costruire una situazione di sicurezza in ambito Nato alla quale fosse possibile associare in un modo o nell’altro la Russia".