Equilibri

Matteo Salvini, Alessandro Giuli svela: "Ecco cosa ha in mente"

Alessandro Giuli

Non c'è bisogno di almanaccare sull'esito dei ballottaggi alle amministrative per comprendere che Matteo Salvini si trova di fronte a un bivio. A meno di sei mesi dalla prossima sessione di bilancio, una sorta di "bimestre bianco" durante il quale ogni eccesso di turbolenza rischia di precipitare il budget pubblico nell'esercizio provvisorio, il leader della Lega è chiamato a decidere tra due ipotesi estreme: prendere d'anticipo l'amletico Giuseppe Conte e i suoi malconci seguaci pentastellati, togliendo in breve l'appoggio all'esecutivo di Mario Draghi per indurre così il presidente della Repubblica a convocare le urne entro fine anno; ovvero prendere atto che il sopraggiunto primato raggiunto in Parlamento dopo la scissione nei Cinque stelle provocata da Luigi di Maio, con quei 193 eletti fra Camera e Senato a formare il blocco stra dominante all'interno della larga maggioranza, esige un radicale mutamento del paradigma governista.Tutto ciò, preso atto che l'inerzia sta impaludando il Carroccio in una esiziale zona grigia dentro la quale risaltano un'ambiguità di fondo e un senso d'irresolutezza tali da provocare emorragie elettorali molto severe. Giunti a questo punto, le scuole di pensiero tendono a biforcarsi. C'è chi vorrebbe appunto precorrere i tempi, lasciare il Partito democratico nell'indecisione sul da farsi rispetto allo sgretolamento di un "campo largo" immaginario minato da liti all'arma bianca (Di Maio vs Conte) e personalismi incapacitanti (i solipsismi paralleli di Carlo Calenda e Matteo Renzi, le incertezze intorno alla ricombinazione di un eventuale blocco centrista, e via così), prendere d'infilata la via dei comizi anche a costo di ritrovarsi Giorgia Meloni in vetta alla coalizione e destinata a Palazzo Chigi. Anzi, questo potrebbe essere perfino un modo per infliggere alla leader dei Fratelli d'Italia le asperità di un compito per il quale avrebbe bisogno di tempi più lunghi, peraltro in un contesto generale esulcerato dalle conseguenze sociali della guerra. Chissà.

 

 

L'ALTERNATIVA Ma Salvini ha anche un'altra opzione, più sofisticata eppure non meno ambiziosa. Proprio in qualità di contrafforte principale del governissimo, invece di alzare la voce come un "oppositore interno" poco concludente, potrebbe intestarsi un ribaltamento dello schema e impossessarsi morbidamente dell'agenda Draghi. Non quella estera, ovviamente, scritta da forze sovranazionali cui l'Italia deve fedeltà soprattutto in una temperie bellica come l'attuale, ma certamente quella interna sì. Per fare un esempio un po' iperbolico: basterebbe che Salvini chiedesse un vertice assieme ai leader dei partiti contraenti del patto di maggioranza, senza chiamarlo "verifica" ché fa avanzo di Prima Repubblica e non porta bene, per mettere una turba di segretari (a cominciare da Enrico Letta!) nelle spiacevoli condizioni d'infliggere uno sgarbo al premier oppure di riconoscere la centralità leghista e squadernare sul tavolo comune i mutati rapporti di forza numerici.

 

 


OPPORTUNITÀ Il primo a non poter rifiutare un'iniziativa del genere è Draghi medesimo, il quale vedrebbe nel capo del Carroccio una figura di garanzia intenzionata a traghettare la nave sino a fine legislatura rimodellando a proprio vantaggio le politiche fiscali, sanitarie e di sicurezza. Altro che Ius scholae e Ddl Zan, insomma. Obiezione: così facendo, Salvini non rischierebbe l'effetto opposto, e cioè di indebolire anziché proteggere la posizione di Palazzo Chigi? No, nella esatta misura in cui egli riesca a dimostrarsi credibile nella volontà di gestire "draghianamente" uno stato d'eccezione perdurante (dal PNRR alla transizione ecologica passando per l'emergenza siccità) in qualità di protagonista d'un cambio di fase istituzionale paragonabile a quello implicito nelle premesse della sfiducia al governo Conte bis. Non servirebbe invocare rimpasti ministeriali o testacoda populisti; essendo sufficiente, magari d'intesa con Forza Italia e in attesa di ritrovarsi compatti con FdI, mettere i variopinti e occasionali alleati al cospetto delle loro evidenti frammentazioni.