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Pier Luigi Bersani, la resa: "Non vado in pensione, ma...", cosa farà dal 25 settembre

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Un ripensamento sembra impossibile. Pier Luigi Bersani non si ricandiderà alle elezioni del 25 settembre e questo nonostante i suoi sperino il contrario. "Abbiamo troppo rispetto e affetto per lui, però fino a un attimo prima della chiusura delle liste noi siamo pronti a cambiare tutto per lui", dice Federico Fornaro che di Articolo uno è una colonna alla Stampa. Gli fa eco Nico Stumpo, che di Bersani non è solo un compagno di lotta ma anche un grande amico: "So benissimo che lui ha una sola parola, ma spero che stavolta ne abbia due".

 

 

Ovviamente il non candidarsi non vuol dire che Bersani abbandoni la lotta politica: farà la campagna elettorale per il suo Articolo uno, fino all'ultimo momento. Rivela la Stampa che molti fermano per strada l'ex leader del Pd per chiedergli di non lasciare il Parlamento, ma lui con pazienza emiliana spiega: "Non vado in pensione, mica si fa politica solo in Parlamento. Dopo cinque legislature, direi che basta così". Promette che anche fuori dall'Aula continuerà a lavorare per una sinistra di governo, che dialoghi con le forze sociali e riesca a ridurre le disuguaglianze, "che sono un danno enorme per l'economia e per la democrazia", ma chi lo conosce sa che l'ex leader del Pd è preoccupato, amareggiato e anche un po' arrabbiato per la crisi di governo, ovviamente, ma soprattutto perché lui e tutta la sua pattuglia politica avevano scommesso molto sul campo largo, che lui preferisce chiamare campo progressista. Bersani però è convinto che prima o poi bisognerà ripartire dal rapporto con i Cinquestelle. Che hanno fatto "un grave errore" quando hanno negato la fiducia a Mario Draghi, ma che sono indispensabili per costruire un'alternativa progressista alla destra.

 

 

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