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Magi smaschera Calenda: "La sua ossessione... ecco perché ha rotto con noi"

Paolo Ferrari
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Riccardo Magi, presidente di +Europa, boccia senza se e senza ma l'accordo tra Carlo Calenda e Matteo Renzi: «Loro due vivono in una bolla social», dice l'esponente radicale, soddisfatto per avere "portato a casa" la candidatura dell'economista Carlo Cottarelli, sottratto alla corte dello stesso leader di Azione. «La candidatura di Cottarelli nella coalizione formata da +Europa e Partito democratico è la migliore risposta che ci potesse essere alle polemiche di questi giorni sollevate da Carlo Calenda», dice.

 

 

 

Onorevole Magi, è contento che Cottarelli abbia deciso di candidarsi con la vostra coalizione?
«Certo. Ricordo che per Calenda il nome di Cottarelli era perfetto per tenere insieme il campo progressista».

Quindi ha sbagliato il capo di Azione nel voler rompere con voi?
«Guardi, io rimango sempre più sorpreso per questo continuo "ondeggiare" di Calenda. Sono sorpreso soprattutto per il fatto che cambi opinione su temi che erano alla base del suo ragionamento politico. Fino all'altro giorno Calenda affermava che le forze liberali, rappresentate da Azione, avevano il dovere di fermare il populismo ed il sovranismo. Poi, invece, ha scelto di mettere in difficoltà la coalizione progressista che da sempre si oppone al populismo ed al sovranismo».

In questa vicenda, comunque, la coalizione di centrosinistra non ha dato certo prova di grande compattezza...
«Noi avremo sicuramente dei problemi, ma il centrodestra non è che stia meglio. La loro è una finta compattezza. Vorrei ricordare che nel 2018, nel Conte1, la Lega era al governo con i Cinquestelle, mentre Forza Italia e FdI erano all'opposizione. Con il Conte2, invece, la Lega andò in minoranza insieme a Forza Italia e FdI. Con Draghi, infine, la Lega è tornata in maggioranza, mentre il partito della Meloni è sempre rimasto fuori».

 

 

 

Si è fatto una idea sul perché Calenda abbia deciso di rompere?
«Io credo che la presenza di Nicola Fratoianni fosse diventata per lui una ossessione. Con un paradosso: Calenda prima si scandalizza perché Fratoianni ha votato per l'uscita dalla Nato e poi ha scelto di accettare il rischio che dal 26 settembre in Italia ci possa essere un governo amico di Putin».

Dicono che quella di Calenda sia stata una reazione ai commenti negativi che erano arrivati sui social. Concorda?
«Può essere sicuramente. Azione, ma anche Italia Viva, navigano in questa bolla social da cui sono profondamente condizionati. Ed in quel momento il sentiment era molto polarizzato contro il Pd. I social, però, non sono l'oracolo. Sono sicuramente utili per avere il polso di ciò che pensa parte dell'elettorato ma non possono condizionare le scelte politiche. Calenda alla fine in questa storia è diventato il follower dei suoi follower».

Esiste lo spazio per un terzo polo? I sondaggi sembrano impietosi.

«I sondaggi vanno e vengono. Non darei loro in questa fase molta importanza. Ritengo però che la scelta di Calenda porterà vita solo a se stesso».

Ha un rammarico?

«Calenda è riuscito in poche ore a dissipare un patrimonio comune a cui avevano lavorato mesi. L'accordo politico dell'altro giorno era stato il frutto di una lunga e articolata discussione».

 

 

 

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