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Enrico Letta, Rosato di Iv: "La legge elettorale? E' lui che è incapace"

Elisa Calessi
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Ettore Rosato, a che punto siamo con le candidature? Ci sarà un'alternanza, un nome di Italia Viva, uno di Azione, o vi dividete le circoscrizioni? 
«Ci sarà alternanza. È un lavoro di sintonia, quello per la costruzione delle liste, come è normale che sia, dal momento che non stiamo mettendo in campo solo un'alleanza elettorale, ma la costruzione di un terzo polo: terzo per data di arrivo, ma non per risultato elettorale perché avrà capacità attrattive anche oltre Iv e Azione».
Lei dove si candida? 
«Valuteremo tutti insieme nei prossimi giorni».
Anche nelle candidature Iv pagherà il prezzo più alto, come su simbolo e leadership? 
«Non c'è nessun prezzo da pagare, le candidature saranno paritetiche come definitio dall'inizio. La leadership è una scelta di generosità di Matteo Renzi che da leader vero sa che lo si è anche senza avere il nome nel simbolo».

 

 

 


Quindi Calenda è solo il front-runner per la campagna elettorale, non il leader di questo nuovo polo? 
«Calenda è il front-runner della campagna elettorale. Congiuntamente non ci siamo posti problemi di leaderhsip dopo il 26 settembre. Anche perché i leader non si scelgono a tavolino, vengono individuati dagli elettori. E poi non c'è la necessità di avere un solo leader. Abbiamo tre ministre bravissime, per esempio, che esprimono una loro leadership».
Non sarebbe stato un segnale di novità affidare a una di loro il ruolo di front-runner? 
«Il nostro obiettivo non è essere la novità, ma la concretezza di una squadra fatta da tanti che hanno scelto un front-runner per rappresentare nella maniera migliore un progetto politico che vuole coniugare pragmatismo e capacità di governo con un forte radicamento valoriale».
Dalle proposte si capiscono i valori. Il centrodestra propone la flat tax. Il Pd il matrimonio egualitario. Come valuta entrambe? 
«I nostri valori non sono certo la flat tax. Come si può pensare di far pagare a ricchi e poveri la stessa tassa? Non si può, anche perché è incostituzionale. I nostri valori sono l'europeismo, l'altlantismo, il popolarismo e la tradizione liberale italiana, quei valori che si ispirano alle storie che hanno reso grande questo Paese costruendo diritti e non issando bandiere e barriere».
E il matrimonio egualitario? 
«Il Pd in questi anni si è caratterizzato in battaglie ideologiche sui diritti, impedendo di fatto di fare qualsiasi passo avanti. La stagione delle vere riforme su questi temi è tramontata quando ce ne siamo andati dal Pd. Il matrimonio egualitario è un'altra battaglia ideologica che il Pd farà, senza spostare in avanti di un centimetro i diritti».

 

 

 


Dica la verità: quante volte in questi giorni ha maledetto la legge che porta il suo nome, il Rosatellum? 
«Neanche un giorno. Dal '94 si vota con le coalizioni. Nel centrosinistra e nel centrodestra ci sono stati uomini capaci di costruirle: Veltroni, Prodi, Berlusconi. Poi magari si difacevano negli anni. Ma le sapevano fare. Enrico Letta è stato incapace di abbozzare una coalizione. Il problema è l'incapacità, non la legge elettorale. E suggerite a sinistra di fare una proiezione dei seggi, sulla base dei sondaggi, applicandola al Mattarellum...».
Sarebbe stato peggio? 
«Non c'è dubbio».
Secondo Youtrend anche se doveste superare il 10% vincerebbe il centrodestra. Persino al Senato. Quindi il voto a voi è "inutile". 
«Secondo questa analisi, qualsiasi voto è inutile perché ha già vinto la destra. Invece le campagne elettorali servono per smentire i sondaggi. Alle elezioni di Roma Calenda era stimato neanche al 6%. Ha chiuso con il 20%. Saremo una sorpresa, sia nel proporzionale, sia in qualche collegio uninominale».
Poniamo che vinca Meloni. A sinistra vi accuseranno per 5 anni di aver portato la destra a Palazzo Chigi. 
«Se sarà così, significa che saranno stati gli italiani a far vincere Giorgia Meloni. Il più grande alleato della Meloni si chiama Enrico Letta che con il suo campo largo e l'alleanza con il M5S ha fatto tramontare definitivamente il riformismo a sinistra. Detto questo, quello che succede a sinistra non è più un problema nostro».
L'Italia corre un rischio democratico se vince la destra, come dice Letta? 
«Io non credo a questi appelli sul rischio democratico. Meloni è una mia avversaria politica. Ma le riconosco di non aver alimentato le piazze quando c'è stata l'emergenza pandemia. E quando si è chiesto l'unità nazionale sulla guerra in Ucraina, non ha ceduto al populismo che ha caratterizzato, invece, altri partiti suoi alleati, che strizzavano l'occhio a Putin. La contrastiamo perché non è capace, non accusandola di fascismo».

 

 

 


L'uscita di Berlusconi sul presidenzialismo denuncia, come dice il Pd, un disegno autoritario? 
«Berlusconi ogni settimana dirà qualcosa per far parlare di sé. Da 30 anni fa campagna elettorale così. Un anno ha promesso le pensioni a un milione di lire, l'altra settimana a mille euro per un costo di 27 miliardi e senza copertura. Questa settimana ha lanciato il presidenzialismo. Io penso che i problemi degli italiani siano il costo dell'energia e l'inflazione, ma rassegniamoci al fatto che ogni settimana tirerà fuori qualcosa».
Ma lei è a favore o contro il presidenzialismo?
«Noi siamo per riforme costituzionali condivise che partano dalla fine del bicameralismo. Non siamo ostili in partenza a nulla».
Lei ha partecipato alla trattativa che ha portato all'alleanza Iv-Azione. C'è stato un momento in cui sembrava che si sarebbe rotto tutto?
«Assolutamente no. Era interesse di entrambi costruire qualcosa che inciderà profondamente nella politica italiana per i prossimi anni. Questo ha prevalso e prevarrà su qualisiasi punto di vista».
Letta ha detto che Calenda e Renzi sono due "abituati a fregare". Chi fregherà per primo?
«Sono abituati a fregarlo, più che a fregare. Ma si faccia una domanda su perché succede sempre con lui».
Calenda e Renzi hanno un carattere non proprio facile. Pensa davvero che questa unione reggerà?
«Penso sia solida e duratura. È interesse di tutti. E penso che stiamo costruendo una casa aperta».
Vi definite il polo della serietà, ma non è poco serio candidare Draghi quando lui stesso ha detto di non essere disponibile?
«Draghi ha detto di non essere disponibile a candidarsi, non a fare il premier. Infatti nessuno pensa che possa essere il front-runner o un nostro sostenitore. Essere seri vuol dire guardarsi intorno e dire: chi vuoi come presidente del Consiglio? Meloni, Salvini? Io preferisco Draghi e faccio sì che possa accadere perché siamo convinti sia interesse degli italiani».
Siete equidistanti da destra e sinistra o alternativi alla destra?
«Siamo alternativi alla destra e alla sinistra. Lo abbiamo dimostrato con i fatti, mandando a casa il governo Conte. E costruendo le condizioni per un governo di unità nazionale».
Dopo le elezioni, escludete di allearvi con il Pd?
«Ci alleeremo con chi può coerentemente sostenere le ragioni di un governo che dia continuità a quello che sta facendo questo governo, in cui siedono esponenti di Forza Italia, della Lega e anche del Pd. Qualcuno ci sta con convinzione, qualcuno storce il naso, ma questo governo è stato quello che meglio di tutti ha saputo affrontare le emergenze dell'Italia».

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