Brutta aria a sinistra

Pd, sondaggi riservati: "Hanno paura di perdere il fortino", verso una debacle storica

Che alla sinistra italiana sia successo qualcosa di tremendo, lo dicono pure i simboli. Il collegio uninominale della Camera dei deputati Lazio 3, quinto municipio romano, quello di viale Palmiro Togliatti e del popolarissimo quartiere Cento celle, medaglia d'oro perla resistenza, è etichettato dall'istituto Cattaneo come «buono per il centrodestra». Significa che lì, oggi, Pd e alleati hanno un distacco tra i 5 e i 15 punti. Ed è così in tutte le grandi periferie urbane e quasi in ogni provincia. Una mutazione genetica: forse anche di quegli elettori, sicuramente del Partito democratico, le cui parole d'ordine non sanno più scaldare i loro cuori. I luoghi lontani dai centri storici e dai contribuenti ad alto reddito, un tempo campi di mietitura elettorale perla sinistra, oggi sono inferni dai quali scappare a gambe levate o da subire lamentandosene, sperando che un giorno qualcuno ricompensi per il sacrificio.

 

 


 

 

 

SFIDA A COCCIA DI MORTO - La piddina Monica Cirinnà, quella della legge per le unioni civili, un marito sindaco di Fiumicino e un cane che dormiva con 24mila euro nella cuccia della villa di Capalbio, ha fotografato la situazione in poche parole: «L'uninominale Roma 4 contiene dei territori per cui io non sono adatta». È convinta che l'abbiano messa lì per farle perdere il seggio al Senato, ma alla fine se ne è fatta una ragione: «Accetto un collegio difficile».
I territori che non si sente pronta ad affrontare sono i quartieri fuori dal raccordo anulare, gli elettori «difficili» sono quelli che il sole lo vanno a prendere nella spiaggia di Coccia di Morto anziché tra le dune di Capalbio.
In quel collegio c'è Fiumicino, dove il consorte Esterino Montino una mano gliela darà, ma soprattutto c'è l'immensa area periferica di Roma sud. Elettori troppo diversi da quelli della Ztl, con i quali una come lei gli argomenti li trova: i diritti Lgbtqia+, l'orto biodinamico, la gioia di avere un'automobile elettrica, l'incubo fascista che avanza. Se vorrà essere eletta, dovrà parlare di altro. E poteva andarle peggio, il suo collegio è definito «contendibile» dagli analisti del Cattaneo.

 

 

 



Altri hanno avuto più sfortuna. Nella Toscana non più rossa come un tempo, la deputata Martina Nardi si lamenta perché il partito l'ha candidata «nel collegio uninominale più difficile della regione. Il collegio Massa-Viareggio è considerato "blindato" per la destra». E dire che lì c'è Carrara, la sua città, e che Massa ha avuto un sindaco di sinistra sino al 2018 e Carrara e Viareggio lo hanno tuttora. Ma quando si passa dal voto amministrativo a quello politico, la musica cambia. Pure lei, si lamenta e accetta la sfida. La sua collega Alessia Morani si era tirata indietro quando si era accorta che l'avevano schierata nel collegio uninominale di Pesaro, nel quale peraltro è nata. Altro territorio «buono per il centrodestra». Si aspettava di meglio e ha accusato Enrico Letta: «Ha deciso di privilegiare le candidature della sinistra. Chi pagherà il prezzo è la parte riformista del partito». Alla fine, l'hanno convinta a cambiare idea.

 

 




PAURA DEL MUGELLO - Fugge invece dal collegio uninominale la senatrice Caterina Bini, sottosegretaria peri rapporti con il Parlamento. L'avevano candidata alla Camera, nel territorio di Prato, Mugello e Pistoia, la sua città. Pure lì le cose sono cambiate, ora quel seggio è giudicato «contendibile», da giocarsi alla pari. Lei non se l'è sentita, ha chiamato Letta e ha preferito puntare tutto sulle due candidature che il Pd le ha garantito nel proporzionale. Ma se pure il Mugello fa paura, vuol dire che il mondo è cambiato davvero. Per averne conferma bisogna leggere l'analisi fatta dall'istituto Cattaneo, la prima cosa che vanno a guardare i candidati. Lì si scopre che dei 221 collegi uninominali di Camera e Senato, ognuno dei quali il 25 settembre eleggerà un solo candidato e dove si deciderà il vincitore delle elezioni, quelli marchiati come «buono», «abbastanza sicuro» o «blindato» per il centrosinistra sono appena 17. E quasi tutti comprendono le Ztl e i quartieri ad alto reddito delle grandi città: il centro di Torino, Porta Venezia a Milano, Bologna, Firenze, il primo municipio di Roma, oltre a ciò che resta dei vecchi feudi rossi in Emilia e in Toscana. Allora forse il povero Letta, al netto dei tanti errori commessi, qualche ragione ce l'ha: con 17 collegi favorevoli alla sua coalizione, e solo 29 contendibili, ci saranno 175 candidati di sinistra che giocheranno in trasferta, molti dei quali nei campi di periferia e di provincia, e dovranno inventarsi qualcosa per strappare il risultato anche se i bookmaker li danno sconfitti in partenza.