In nome dei diritti umani

Caterina Cerroni, spunta questa foto: occhio, dov'era la capolista del Pd

Marco Respinti

Caterina Cerroni è una dei quattro candidati capolista under 35 del Partito Democratico alla Camera (collegio plurinominale del Molise). La Cerroni nasce nel 1991 ad Agnone. Laurea in Economia a Roma, segreteria nazionale dei Giovani Democratici come responsabile per l'Europa nel 2016, dal 2018 al 2021 vicepresidenza dell'Unione Internazionale della Gioventù Socialista e oggi coordinamento dei Giovani Democratici. La Cerroni nel 2017 era al Forum mondiale dei partiti organizzato dal Partito Comunista Cinese. Chi lo dice? Lei stessa con un tweet del 3 dicembre di allora, che l'economista Riccardo Puglisi ha scovato dalla discarica dei social.

 

 

Cosa c'è di male? Tutto. Perché presentarsi alle elezioni italiane prosternandosi al partito unico cinese che dal 1949 vieta le elezioni è proditorio.
Perché proporsi ai giovani inginocchiandosi ai criminali che i giovani li hanno massacrati nel 1989 è ignobile. Perché offrirsi come alternativa all'Italia reggendo la coda a un regime sanguinario è spregevole. Forse che la Cerroni non sappia che la Cina si vanti delle decine di milioni di morti del maoismo tanto da appendere ritratti di Mao Zedong e Xi Jinping in chiese, moschee e templi al posto dei simboli religiosi? Che ne continui l'eredità nel genocidio culturale di uiguri, kazaki, uzbeki, kirghisi, tatari, tibetani e mongoli? Che schiacci gruppi religiosi e dissidenti? Che violenti la gente (a partire dal Falun Gong) spedendone gli organi al mercato nero dei trapianti? Che inondi il mondo di merce marcia prodotto del lavoro forzato? Che sorvegli tutti anche nelle toilette? Che decida cosa i membri del partito debbano fare sotto le lenzuola e stabilisca per decreto quanti figli possano avere i genitori?
Che non abbia mai spiegato cosa sia il CoViD-19? Che sia il primo produttore del micidiale oppioide Fentanyl? Che abbia schiacciato la libertà di Hong Kong al punto che in Occidente se ne sono scordati tutti? Che voglia bissare con Taiwan?

 

 

Eppure sull'HuffPost, su cui scrive, la Cerroni si definisce «guidata dalla bussola dei diritti umani e della giustizia sociale». Ora, la kermesse di 600 delegati da 300 partiti del mondo con cui nel 2017 Pechino si fece lisciare dagli utili stranieri la organizzò il Dipartimento di collegamento internazionale del PCC e dipende dal suo Comitato Centrale. Il rapporto pubblicato dalla Ong Sinopsis di Praga nel novembre 2021, sulle infiltrazioni del PCC nella politica e nei media italiani, lo indica come uno degli organizzatori chiave di tale infiltrazione. La Cerroni, che oggi vorrebbe entrare in Parlamento, nel 2017 twittò soddisfatta: «Portiamo con noi riflessioni sul futuro della sinistra progressista». E pure: «Dopo la meraviglia della Grande Muraglia, la bellezza della Città Proibita, e la distesa di Piazza Tienanmen, salutiamo Pechino». Con il pugno chiuso, quello che su quella piazza, ha disteso circa 10mila innocenti.