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Il Pd denuncia M5s perché corre da solo: "Ha tradito i patti"

Francesco Storace
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Nel Pd stanno messi davvero male. Siccome un'alleanza politica non regge - con la motivazione che hanno messo troppi impresentabili nelle loro liste, Conte dixit - hanno deciso di far causa al Movimento Cinque stelle. Che è reo di andarsene per conto suo alle regionali siciliane. L'atto d'accusa è averci ripensato. Quindi un partito arriva a lamentare un danno - una sorta di cessazione del lucro - e annuncia di andare al giudice civile. Se va bene tra una quindici d'anni sapremo l'esito, a meno che qualche toga rossa anticipi tutto a differenza di ciò che può accadere ai comuni cittadini alle prese con la "giustizia". È immaginabile la difesa pentastellata: "ma che cercate da noi? ", sarà il punto minimo di partenza. E poi "state alla larga con i vostri gaglioffi" e giù sbeffeggiando. Quali che siano i temi che le parti porranno sul tavolo, anche questo contribuisce al discredito di una politica ormai sempre più irriformabile. Non sono capaci di stare insieme e ci dovrebbe pensare il giudice? Quali sono i beni da dividere, i seggi all'assemblea regionale? E gli alimenti da garantire saranno i succulenti vitalizi dell'assemblea regionale siciliana?
 

 

 

IL CIAONE DI GIUSEPPI Certo, nessuno ha voglia di scherzare sulla democrazia, ma lo fa il Pd proprio puntando su una causa che ha dell'incredibile. È vero che Giuseppe Conte ha ordinato il colpaccio dopo le primarie in cui si sono sfidati i vari candidati di sinistra e M5s, ma è stata proprio la loro aspirante governatrice, Caterina Chinnici, a puntare il dito contro gli "impresentabili" di casa Pd. E i grillini, infuriati perché nel simbolo del partito di Letta figura proprio il nome della Chinnici, hanno preso cappello e hanno detto ciaone.
È stato il contestatissimo segretario regionale dem, Anthony Barbagallo, ad annunciare di aver «dato mandato ai legali» del partito «di verificare la candidabilità di Nuccio di Di Paola (M5S) e la fondatezza di una causa civile per chiedere il risarcimento dei danni che abbiamo subito da chi non ha rispettato le regole che c'eravamo dati». La colpa dei 5stelle, secondo il Pd, è appunto quella di «avere violato gli accordi presi» per le primarie, celebrate il 23 luglio, per la scelta del candidato alla presidenza della Regione e di avere fatto saltare l'alleanza a pochi giorni dalla presentazione delle liste elettorali per le regionali.
 

 

 

SFIDANTE ILLEGITTIMO? «Conte ha rotto spudoratamente - afferma il leader piddino dell'isola - un patto politico sottoscritto. Ma ha anche violato un'obbligazione giuridica. Il M5s, scegliendo di partecipare alle primarie - è la tesi del Pd - aveva sottoscritto l'impegno di sostenere il vincitore». E ora, invece, propone Di Paola, «un candidato illegittimo rispetto a un accordo firmato». In pratica, accusa di tradimento. Ovviamente i grillini rimbalzano l'offesa. «Mi chiedo cosa abbia di democratico il Pd: pensa di potere fermare l'azione politica del M5s minacciando un'azione legale nei nostri confronti a dir poco rocambolesca. Pensa di intimorirci brandendo il tema della giustizia?», replica proprio Nuccio Di Paola. «Con questo atteggiamento - aggiunge - il Pd conferma l'approccio burocratico che ha avuto fin dall'inizio». «Noi avevamo presentato nove punti di programma a Caterina Chinnici- afferma Di Paola - Subito dopo ricevetti le proposte avanzate da Claudio Fava per i Centopassi. Dal Pd invece zero assoluto, nulla. Si limitarono a dire, nell'incontro con Chinnici, che per loro andava bene la sintesi fatta dalla candidata. Tra l'altro su due punti, per noi dirimenti, la risposta fu blanda e mi riferisco alla riforma delle Asp per togliere di mano le nomine alla politica e la revoca della gara per i termovalorizzatori». Per Di Paola «la verità è una: avevamo visioni differenti, per cui l'alleanza non poteva esserci. Noi continueremo a parlare di politica, loro facciano quel che vogliono». Una commedia incredibile, al limite del grottesco. Buon per Renato Schifani, che a nome del centrodestra siciliano vola verso la presidenza della Regione, per governarla a partire dal 25 marzo. Avversari così sprovveduti forse non se li aspettava nemmeno lui.

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