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Giorgia Meloni, minacce senza fine: "Deve accettare la scorta", scatta l'allarme

Andrea Cappelli
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Come evidenziato da Libero ieri, le tensioni internazionali e la crisi che ne è scaturita rischiano di avvelenare oltremisura il clima in vista delle elezioni del 25 settembre. Se a questo si aggiunge una propaganda irresponsabile che identifica in Matteo Salvini e soprattutto in Giorgia Meloni (e nel centrodestra a trazione Fratelli d'Italia) gli artefici di un "ritorno al fascismo" e di politiche di stampo xenofobo, omofobico o quant' altro, il rischio che qualche esagitato possa credere a questa narrazione distorta e passare dalle parole ai fatti si moltiplica.

 

 

 

Per questo sono in tanti a ritenere che la leader di FdI necessiti di una forma di protezione, della quale a oggi è sprovvista (forse anche per scelta se si tiene conto che nel 2008, da ministro della Gioventù, la Meloni rifiutò la scorta). «Se si tratta di una decisione personale di Giorgia Meloni- dichiara a Libero Potito Perruggini, presidente dell'Osservatorio nazionale per la verità storica "Anni di Piombo" - io la rispetto. Ma alla luce delle esperienze storiche che molti di noi hanno ancora presenti, per quanto concerne un leader politico che fra un mese potrebbe diventare premier, credo che una misura di cautela sia necessaria». Per Perruggini (nipote di Giuseppe Ciotta, poliziotto membro del primo nucleo antiterrorismo di Dalla Chiesa, che il 12 marzo 1977 rimase vittima di un attentato terroristico organizzato da Prima Linea a Torino) «la sicurezza è fatta di prevenzione, non di pianti postumi. È vero che non siamo più negli Anni di piombo, ma con il rischio di una guerra nucleare alle porte e il clima sociale in cui ci troviamo non possiamo permetterci il lusso di sottovalutare nulla».

 

 

 

Nei giorni scorsi abbiamo documentato la sequela di insulti e minacce che da più parti sono state rivolte alla Meloni: inutile ribadire che il web produce miasmi a getto continuo e su chiunque, è però vero che una propaganda politica incendiaria potrebbe generare rischi concreti, soprattutto se l'avversario viene indicato come il nemico da abbattere per salvaguardare la democrazia. Ora, al di là dell'eventualità o meno di godere di un servizio di scorta, sarebbe forse sufficiente che chi dispone di un certo potere politico-mediatico non avvelenasse i pozzi, restando nell'alveo di una normale dialettica. Evocare il fascismo è ridicolo, ma continuare a soffiare sul fuoco potrebbe diventare micidiale. 

 

 

 

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