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Giorgia Meloni, la sinistra inventa la rissa sul toto-ministri

Francesco Storace
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Ci deve essere un enorme problema psicologico a sinistra. Ma non solo nei partiti, con un Pd ridotto in drammatiche condizioni. Alcune redazioni stanno in lacrime e ogni giorno devono inventare balle. A distinguersi più di tutti, ancora una volta, è La Repubblica. Maurizio Molinari deve far parlare del suo giornale: ma una volta dettava l'agenda alla politica, ora inventa fake news. Che servono a piazzare titoloni in prima pagina, ma senza raccontare ai lettori quello che succede davvero. La panzana di ieri era davvero clamorosa. A tutta pagina la grande bugia, senza alcun riscontro con la realtà: «Il ricatto di Salvini». Giusto per propinare a chi legge la manovra inventata e attribuita al leader della Lega. Che in pratica avrebbe sostenuto «o la Meloni mi dà il Viminale oppure la Lega non entra al governo e assicura solo l'appoggio esterno». Siamo ai fumetti.

 

 

 

 

ACCORDO - Perché l'ipotesi più lontana dalla realtà è proprio quella di litigare per un ministero. Anzi, nel vertice di due giorni fa non c'è stata nessuna tensione. È legittimo che Salvini che ha fatto bene il ministro dell'Interno voglia tornare a lavorare al Viminale, ma è disposto ad accettare anche altri incarichi. Anche perché tutto il centrodestra è stato solidale con Matteo per il processo in corso a Palermo, mentre fu la sinistra a votare, con una decisione tutta politica, per mandarlo davanti ai giudici.
L'unica realtà è che Salvini sa che ha il dovere di governare. E la Meloni sa che senza Salvini e Forza Italia non governerebbe. Troveranno un accordo per convenienza e soprattutto per convinzione. Attribuire frasi fasulle a Matteo Salvini puntualmente smentite sia da lui che dalla premier in pectore serve solo a tentare di sabotare la formazione del governo, non certo alla verità per i lettori.
Insomma, è la solita fuffa mediatica. Come le femministe di sinistra in piazza contro Giorgia Meloni. Si copriranno di ridicolo.
Ma in questa gara alla balla più grossa ci provano tutti. Ci si mette pure Myrta Merlino: «Nonostante il risultato elettorale deludente, Salvini sembra non voler rinunciare al Viminale, il Ministero che lo portò al 30%.
Un braccio di ferro con Giorgia Meloni che segna l'inizio delle trattative sul Governo. Se il buongiorno si vede dal mattino...». Un commento davvero intelligente, potremmo dedurne... Per non aggiungere l'esibizione su chi la spara più fasulla tra artisti e influencer di vario tipo.

 

 

 

 

 

In pratica, chi ci informa rigorosamente da sinistra lo fa sulla base di rassegne stampa parziali.
Il giorno prima sempre La Repubblica ci aveva offerto il gran rifiuto della Meloni al "filorusso" Salvini e poi "il patto di Giorgia con Draghi".Anche qui beccandosi smentite. Senza balle certi giornali non vanno in edicola. Per l'ennesima volta la Meloni è stata costretta a scrivere un tweet di netta smentita: «Continuo a leggere irreali ricostruzioni in merito a eventuali ministri di un Governo di Centrodestra. Dopo fallimentari gestioni come quella di Speranza & Co. vi assicuro che stiamo lavorando a una squadra di livello che non vi deluderà. Non credete alle bugie che circolano».

 

 

 

 

 

OFFENSIVA - Ma non si illuda, la leader della nuova maggioranza di governo. Stamane le toccherà leggerne altre ancora e forse farebbe bene a rispondere con un'offensiva sui primi contenuti dell'azione del prossimo governo. Chi ha la fissazione di dover far litigare sui posti di governo i partiti del centrodestra non ha chiare quelle che sono le aspettative degli italiani. A partire dal caro bollette con le nuove impennate del costo del gas e il tema del lavoro. Ma loro sono impegnati a raccontare frottole. Perché sono quelli che ignorano ma solo adesso che c'è anche un Presidente della Repubblica. E prima del conferimento dell'incarico per la Presidenza del Consiglio siamo solo ai pour parler. Per un'elementare ragione di decenza istituzionale. Ormai si è capito che si tratta di un metodo. La disinformazione rispetto a ciò che succede realmente. Ma neanche noi ci stancheremo di farlo notare. Anche per rispetto degli elettori che hanno appena scelto da chi essere governati. La maggioranza delle schede per votare non è stata stampata da Maurizio Molinari nella sua tipografia.

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