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Piantedosi, pugno duro sul rave: "Possiamo anche...", gelo al Cdm

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Uno dei punti più innovativi ma anche più duri del primo decreto del governo Meloni riguarda i rave party. La stretta su queste feste illegali sarebbe stata decisa in gran parte dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Il provvedimento prevede carcere fino a 6 anni e multe salate per chi organizza questi eventi. In realtà, però, pare che l'ex prefetto di Roma avesse fatto una proposta ancora più dura in Cdm. Ma sarebbe stato fermato dalla Meloni. 

 

 

 

In particolare, come si legge in un retroscena sul Corriere della Sera, all'inizio Piantedosi avrebbe proposto "il possibile uso delle intercettazioni" per contrastare l'organizzazione dei rave. A quel punto la premier avrebbe prima strabuzzato gli occhi e poi sorridendo avrebbe detto: "No, le intercettazioni no. Quelli so'ragazzi. Se lo facessimo, rischieremmo di equipararli ai reati di mafia e terrorismo". Un pensiero condiviso anche da Antonio Tajani. Pure lui, come riporta Repubblica, avrebbe preso la parola per dire: "Scusate questa cosa delle intercettazioni come strumento di indagine sui rave party non mi trova d’accordo. Si tratterebbe di una misura molto invasiva. Noi abbiamo sempre portato avanti una politica che tende a limitare gli ascolti a reati gravissimi, come quelli di mafia. Qua rischiamo di ritrovarci a intercettare i ragazzini che si messaggiano in chat per organizzare un rave…".

 

 

 

Le parole di Tajani sarebbero state subito approvate dalla premier: "Hai ragione, Antonio, pensiamoci bene". Nonostante questo appunto, però, la Meloni si sarebbe mossa con grande accortezza nei confronti dei suoi ministri, riconoscendo per esempio a Piantedosi una grande competenza ma anche cultura politica. Positive, comunque, le prime impressioni su Meloni premier. Uno dei presenti avrebbe raccontato: "Lei ti coinvolge, ti spiega le ragioni per cui certe cose non sono possibili e infine ti toglie i pretesti".

 

 

 

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