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Immigrati, Letizia Moratti contro la destra? Quando lei... che figuraccia

Lorenzo Mottola
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«E ora uniamo i riformisti» sparacchiava ieri a pagina 3 di Repubblica Letizia Moratti, aspirante federatrice del centrosinistra in Lombardia e nuovo bizzarro faro del progressismo illuminato milanese. No, non è uno scherzo: parliamo della stessa Letizia Moratti che qualche anno sfilava per le vie di Milano al fianco di Mario Borghezio, dietro allo striscione "zingari föra di ball", alle fiaccolate per la sicurezza e la legalità contro i governi Pd. Più che una metamorfosi, pare una patetica mascherata. E ora il problema non è tanto capire con quale faccia la Moratti cerchi di riciclarsi a sinistra con un simile trascorso. Il vero mistero è come si faccia a pensare che qualcuno possa davvero abboccare. Eppure lei ci crede e lancia un appello "agli amici del Pd" sperando (vanamente, Letta ha detto no) di diventare il candidato alle regionali di tutta la coalizione, non solo di Calenda e Renzi: «È una riflessione che sto facendo su un campo politico che è diventato molto più di destra che di centro», ha spiegato ieri, «il centrodestra non c'è più. Lo si è visto anche con i primi provvedimenti del governo. Questa è una destra che, a furia di alzare muri, ci chiude tutti in un recinto».

 

 

 

LA FACCIA

Il centrodestra sarà quel che sarà, ma Letizia di certo è l'ultima che può criticare. Come si fa a dimenticare che, per dirne una, i migranti che oggi il governo ha deciso di fermare in porto in Sicilia, la Moratti non solo li avrebbe bloccati, ma probabilmente anche processati. Già perché da sindaco di Milano aveva lavorato a lungo sul reato di clandestinità, chiedendo di prevedere espulsioni più facili e «di estendere la possibilità per la polizia di Stato di fare irruzione in un locale non solo per i reati di terrorismo o droga, ma anche di clandestinità». Roba da far sembrare Piantedosi un boy scout. Ed è solo la punta dell'iceberg. Riguardo alla "destra-destra" bisogna ricordare che il braccio "destro" di Letizia è stato per anni Riccardo De Corato, detto lo sceriffo, uno che ha fatto la storia dell'Msi e della politica milanese, orgogliosamente sempre sullo stesso fronte, quello della Gioventù. Letizia se ne vergognava? Tutt' altro: in qualche caso è stato proprio il parlamentare di Alleanza Nazionale a dover intervenire per smorzare le polemiche sulle uscite da falco del sindaco. Per esempio, quando a una conferenza alla Statale la Moratti aveva annunciato che «I clandestini che non hanno un lavoro regolare, normalmente delinquono» scatenando un vespaio.

 

 

 

NUOVI AMICI

La Moratti, però, all'epoca non pareva avere "amici" da compiacere nel Pd e proseguiva indisturbata sulle sue campagne, come quella per i poliziotti di quartiere o per introdurre il divieto all'accesso agli asili dei figli dei clandestini. Per non parlare dei cosiddetti bus galera. Con lei in Comune i vigili organizzavano ronde alle banchine dei mezzi pubblici. Gli irregolari venivano quindi invitati a salire sui mezzi messi a disposizione dall'azienda di trasporti con tanto di grate alle finestre. E poi gli sgomberi dei campi rom: quando si tratta di ruspe l'ex sindaco sembrava la cugina di Salvini. Oggi strizza l'occhio alla Boldrini «In queste ore tanti del Partito Democratico mi stanno chiamando...», ha detto ieri a Repubblica. E pare che non si tratti di telefonate minatorie. Dice l'eurodeputato dem Pierfrancesco Majorino: «Poco ci manca che sostenga di essere tra le fondatrici del Pd». Già perché lo sgangherato tentativo della Moratti, è cosa nota, nasce solo per "ripicca": voleva una candidatura o almeno un ministero da Lega, Fdi e Fi. Non l'ha avuto. È rimasta delusa, ha scelto la vendetta. Resta quindi la domanda: chi abboccherà? Non Enrico Letta, che ieri serale ha chiuso la porta in faccia: «Non c'è un motivo al mondo per cui dovremmo candidarla». 

 

 

 

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