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Giuseppe Valditara, il gran rifiuto: "Non li incontro". E la sinistra frigna

Daniele Dell'Orco
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Dopo la stucchevole polemica dell'Anpi contro il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, tacciato di "anticomunismo" (come se fosse una colpa) per aver osato ricordare la fine dell'oppressione sovietica in Europa e stimolato gli studenti italiani a riflettere sul crollo del Muro di Berlino, Valditara ha smascherato la cattiva fede dell'associazione dei partigiani, capitanata dal già cossuttiano Gianfranco Pagliarulo, mettendo alla berlina il fatto che gli eredi dei partigiani non hanno ancora fatto i conti con la storia.

Non solo, poiché la polemica di Pagliarulo è così assurda che bisogna augurarsi sia solo uno strumentale tentativo (respinto, con perdite) di mettere i bastoni tra le ruote alla Meloni e al suo governo, Valditara ha provveduto ieri a relegare l'Anpi al rango di comparsa. A "Mezz' ora in più", su RaiTre, ha snobbato l'idea di un "incontro chiarificatore" con Pagliarulo, di cui fa volentieri a meno: «Non credo che competa al ministro dell'Istruzione fare incontri con varie associazioni. Molto volentieri io incontro chiunque, ma francamente credo si debba riconoscere che nella mia lettera c'era un invito a discutere, non era una lettera "autoritaria", non voleva imporre valori di riferimento, anzi c'era proprio la declinazione di come il comunismo sia stato un fenomeno complesso, dopodiché io do una mia lettura invitando i ragazzi a riflettere e a confrontarsi».

 

IMPATTO STORICO
Insomma, il ministero non ha leso la maestà di nessuno e non deve certo rendere conto all'Anpi del contenuto di una lettera inviata alle scuole nel Giorno della libertà, istituito dal Parlamento e non dalla destra cattiva anticomunista. Il cui contenuto, tra l'altro, non ha una virgola fuori posto per chiunque non sia un fazioso con falce e martello in tasca, e da cui gli studenti è bene che stiano alla larga. Valditara scrive che «il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo... e minimizzarne o banalizzarne l'immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale», ma dove si è imposto ha portato «annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte».
 

 

MAGIA ROSSA
Di contro, il crollo del Muro di Berlino del 9 novembre 1989, ha sancito la conquista della libertà perla metà dell'Europa orientale che era «soffocata dal dispotismo» e pertanto quella data «non può che essere una festa della nostra liberaldemocrazia». Il ministro, che per inciso è stato attaccato persino dal Partito democratico, che evidentemente ha più simpatia per il soviettismo che per la democrazia, ha precisato: «Credo sia positivo invitare a riflettere su cosa abbia comportato il crollo del Muro di Berlino. Qualche commentatore ha detto che è "una data trascurabile", banalmente non avremmo l'Europa che abbiamo oggi. Quella è una grande Giornata di libertà. Semmai mi stupisce che la sinistra non abbia colto questa grande occasione per avviare un dibattito sull'importanza della libertà contrapposta ad esperienze totalitarie del passato. Credo che questa polemica sia un po' retro, come se qualcuno avesse degli scheletri nell'armadio di cui non voglia assolutamente liberarsi». No, anzi, è già tanto se gli scheletri non li riportano in vita con la magia nera. Anzi, rossa.

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