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Governo sull'orlo del precipizio: Sallusti, allarme sui fondi europei

Alessandro Sallusti
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"Fondi Ue, allarme del governo" titolava ieri il Corriere della Sera dando conto di una ovvietà, cioè che stante la situazione non è possibile spendere nei modi annunciati e nei tempi previsti i miliardi che l'Europa ci sta cortesemente girando per rilanciare il Paese attraverso grandi opere e grandi progetti di ammodernamento di servizi e strutture. Non è possibile per un motivo drammaticamente semplice: non siamo un Paese ma un accrocco di interessi e di corporazioni in eterna competizione tra di loro. 

Mi spiego: il governo tira da una parte, la magistratura civile (leggi Tar) da un'altra, la burocrazia difende i suoi privilegi di casta, gli imprenditori i loro interessi. Tutti vogliono comandare, nessuno pensa di rinunciare a un centimetro della sua autonomia per un interesse superiore, quindi nessuno comanda e il pantano sale. A questa situazione non c'è rimedio ordinario, inutile fare appello al buon senso. 

 

Urge una sterzata perché una situazione straordinaria - il Pnrr lo è - necessita di strumenti straordinari per essere affrontata. Non si può perdere altro tempo inseguendo le bizzarre sentenze dei Tardi mezza Italia per cercare di disinnescarle; inutile provare a scansare i trabocchetti che amministratori locali spargono a piene mani perché "termovalorizzatori sì, ma non da me"; basta aspettare timbri di una burocrazia che senza timbri sarebbe disoccupata e che quindi pretende di timbrare all'infinito, insomma se questa maggioranza non vuole farsi risucchiare dalle sabbie mobili che hanno steso più o meno tutti quelli che l'hanno preceduta ha una sola strada: commissariare ogni singola opera del Pnrr e tirare diritto per la strada immaginata saltando tutte le procedure e le obiezioni come è avvenuto per tirare su il nuovo ponte di Genova. 

È possibile farlo? Non lo so, ma va fatto. Le cose possibili sono alla portata di chiunque, realizzare quelle apparentemente impossibili fa la differenza tra i mediocri e i coraggiosi. E siccome tutti dicono, a ragione, che a Giorgia Meloni il coraggio non manca, e siccome era già noto che non manca neppure a Matteo Salvini e a Silvio Berlusconi, la domanda è: che diavolo ancora stiamo aspettando?

 

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