Il direttore

Giuseppe Conte, Sallusti: le sue impronte sulle minacce di morte a Meloni

Alessandro Sallusti

«Mattarella e Meloni insieme sul palco reale? È democrazia», ha detto ieri sera Liliana Segre entrando alla Scala per la prima di Sant' Ambrogio. Non solo, su quel palco senza nessun imbarazzo sedeva anche Ursula Von der Leyen, presidente dell'Europa che la narrazione di questi giorni vuole ostile al governo appena insediato.

Insomma, una scena da paese normale nel quale chi vince le elezioni governa con il rispetto di tutti e a pari dignità con tutti i suoi interlocutori interni ed esteri. Perché stupirsi allora, perché quella domanda che lascia presupporre possa esserci una risposta diversa da quella data dalla Segre? Accade, ahimè, perché non siamo un paese normale, siamo un paese in cui un ex premier, che di nome fa Giuseppe Conte, gira l'Italia aizzando gli animi, seminando odio ed evocando rivolte al punto che un suo fan si sente autorizzato a dire che se il governo tocca il reddito di cittadinanza «ci vuole la morte per Giorgia Meloni e per sua figlia».

 

È successo l'altra sera, autore un siracusano di 27 anni, cioè uno abile al lavoro che invece di lavorare preferisce essere mantenuto a vita dal reddito di Conte. Di lui si sta già occupando la polizia, ma chi si occuperà di Giuseppe Conte, e non intendo quali magistrati bensì quale psichiatra? Da quando ha perso, per manifesta incapacità, la poltrona di Palazzo Chigi, Giuseppe Conte è divorato dal rancore e dal desiderio di vendetta, ha mollato la pochette e ha imbracciato il mitra. La sua è una battaglia personale, non c'è nulla di politico, la vera ingiustizia da sanare è che lui non è più premier e per raggiungere l'obiettivo non si fa scrupolo di far credere al popolo degli sbandati che seguendo lui si potrà vivere senza lavorare, che chi si oppone a questo disegno è un criminale, figli compresi, da abbattere con ogni mezzo.

Giuseppe Conte è una persona falsa e pericolosa, quel «ci vuole la morte per Giorgia Meloni e per sua figlia» non ha il suo timbro di voce ma porta le sue impronte digitali. La cosa ancora più grave è vedere che un pezzo non piccolo del Pd pensa ancora di poter allearsi con lui per provare a contrastare le destre. Comunisti più psicolabili, davvero un bel mix da contrapporre per esempio a Carlo Nordio, un galantuomo che ieri ha detto: «Per riformare la giustizia sono pronto a battermi fino alle dimissioni», che detto da un politico vale più di un "sono pronto a battermi fino alla morte". Altra gente, altra tempra.

 

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