"Sharia" dem

Alessia Morani scatena il delirio nel Pd: "Vietato truccarsi"

Iuri Maria Prado

Un certo perbenismo da grandi magazzini, da castigazione in abituccio piccoloborghese refrattario alla lascivia del paramento capitalista, è sempre stato un tratto distintivo della sinistra acquartierata in Repubblica Bella Ciao. La reprimenda del baciapile democristiano contro la signora in tubino scollato non era nemmeno necessaria presso le disciplinate compagne comuniste, che magari affettavano anche propositi libertari e di emancipazione sessuale, ma sempre nella compostezza penitenzial-rivoluzionaria di devozione alla grigia uniformità di partito. Tutto molto lontano dalle disinvolture hippy che infatti ripugnavano alle cupe pretese di irreggimentazione della sinistra comunista.

 

 

 

DA SITO DI INCONTRI

Non stupisce dunque che se una ex parlamentare del Pd, Alessia Morani, posta una foto di capodanno effettivamente un po' da sito di incontri, ma insomma ordinaria, innocua, da panterona con labbri infiammati e camiciola vedo-non-vedo sotto il giubbotto di pelle nera, l'utenza social democratica se la prende e denuncia lo scandalo della rappresentante politica che tradisce la causa del monachesimo progressista. Sul presupposto non proprio civilissimo, e non propriamente rispettoso delle libertà e autonomie femminili, per cui il curriculum della piddina non debba essere sconciato da troppo rossetto e da un dress code incompatibile con i cimenti democratici, si pretende evidentemente che il profilo pubblico di una compagna che non sbaglia sia ornato di fotografie in rigorosa posa tristanzuola e senza deprecabili concessioni all'occhio inquirente e molestatore della società maschilista, vedi mai che altrimenti la confondono con una sguaiatona da cene eleganti.

 

 

 

SCELTE INDIVIDUALI

Non sorprende che un'impostazione tanto codina sia diffusa presso un elettorato che si incaparbisce sui "diritti" e sulle libertà di scelta individuale quando si tratta di precettare le amministrazioni pubbliche e le scuole alla Giornata contro l'odio ma poi si comporta così, da gendarmeria dell'abbigliamento democratico e del trucco costituzionale, anzi è la riprova che da quelle parti si fa perlopiù commercio di formule stereotipate, vaghezze simboliche e marchi identitari di nullità sostanziale che richiedono l'assenza di pizzi e l'atteggiamento depresso della candidata per essere legittimamente rappresentati. La realtà è che la giudiziosa mogliettina progressista ha modo di coltivare le proprie ambizioni di carriera politica se si subordina innanzitutto al dovere morale di sembrare una bidella, e nell'inconfessata esigenza di questo requisito sfigurante e mutilatorio c'è un indizio nemmeno troppo velato del fondamentale razzismo vigente tra quei ranghi. Con le donne presenti, sì, ma al loro posto, tipo signorine coccodè ma in versione Berlino Est: e guai al lucidalabbra e alla tetta in rigoglio, roba da sovraniste che oltraggia l'austero profilo della sinistra come si deve.