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Matteo Salvini e il Ponte sullo Stretto: 118mila posti di lavoro

Francesco Specchia
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Più che di Ponte di Messina, trattasi di Ponte dei sospiri. I sospiri sono quelli del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini; e il ponte è, appunto, quello della bozza del decreto che lo stesso Salvini consegnerà, oggi in Consiglio dei Ministri. L’eterno –e discusso- sogno architettonico del centrodestra sboccia, quindi, come fiore sull’asfalto delle passate illusioni. Salvini è entusiasta. «In pochi mesi sono stati recuperati dieci anni di vuoto. Contiamo di approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024 e, poi, partire con i lavori», dice lui «enorme quantità di inquinamento in meno, in aria e acqua, in via di quantificazione.


Enorme risparmio di tempo e di soldi per chi userà il ponte più green e innovativo del mondo». Nel giorno in cui, nel question time parlamentare, il verde Angelo Bonelli ritiene l’opera uno «spreco di denaro pubblico», Salvini, inconsuetamente silente, porta in discussione al pre-Cdm la bozza; e definisce i nuovi «assetto societario e governance», probabilmente con riferimento alla Stretto di Messina spa (nata nel 1981). Il dl dovrebbe prevedere, secondo indiscrezioni, che alla concessionaria partecipi «in misura non inferiore al 51% il ministero dell’Economia, che esercita i diritti dell’azionista d’intesa» con il Mit, al quale sono «attribuite funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa».

 

OPERA DIVISIVA

Il Ponte, come sempre, divide le coalizioni opposte. L’opposizione interpreta il progetto come il sintomo di una tracimante «mania di grandezza dell’ideologia salviniana», aiutandosi con le citazioni dei vecchi treni e littorine a gasolio ancora esistenti in Calabria e Sicilia. Ma Salvini tira dritto e trascina tutto il centrodestra: «La rete dell’alta velocità deve arrivare a tutto il Sud ed estendersi fino alla Sicilia, con la realizzazione finalmente del Ponte sullo stretto, un’opera che noi avevamo già progettato, finanziato e appaltato e che se la sinistra non avesse bloccato tutto sarebbe in funzione già da tempo». Qualcuno dei tecnici filosalviniani come l’ingegnere Giovanni Mollica – che già si era occupato del Ponte due legislature fa- pone l’attenzione su qualche dubbio procedurale: «L’art.82 del Legge di Bilancio pubblicato a pag.96 della Gazzetta Ufficiale nei punti dal 487 al 493 sono praticamente inattuabili» e possono «esserci i conteziosi pesanti». Ma, al di là di questo, pare che questa sia davvero la volta buona.

 

 

 

QUESTIONE STORICA

Il Ponte è radicato nella storia. I primi progetti dell’opera risalgono al 1866 quando l'allora Ministro dei lavori pubblici Jacini incaricò Alfredo Cottrau, tecnico di fama internazionale, di studiarlo. Da lì, tra galleria sotterranee, tunnel a mezz’acqua ancorati al fondo mediante cavi in acciaio, ponti strallatoi a tre campate, ponti sospesi a campata unica, istmi artificiali, be’, ogni epoca ha avuto la sua personale idea di Ponte. Il prossimo avrebbe una lunghezza di 2.164 metri ce sarebbe l più largo del mondo, nella sua categoria, con 59 m. L’altezza sarebbe di 322 metri. Darebbe occupazione con 118mila nuovi posti di lavoro, costerebbe almeno 3,9 miliardi di euro.

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