Punto per punto

Bimbi, utero in affitto e Annunziata vs Roccella: tutte le balle della sinistra

Tommaso Montesano

Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, ha provato invano a spiegarlo in tv, davanti a Lucia Annunziata: «Si sostiene che il problema non è l’utero in affitto, ma i diritti dei bambini: è un grande equivoco». Eppure è su questo falso «attacco» alle “tutele” dei minori che associazioni e partiti di opposizione sono scesi in piazza, sabato scorso a Milano, alimentando la polemica contro il governo. Accusato di dividere i figli in due categorie - A e B - e di negare ai secondi ciò che è concesso ai primi: dal codice fiscale alla sanità, passando per la scuola. «Equivoco» l’ha definito Roccella, edulcorando la realtà. Sarebbe stato più corretto parlare di «propaganda». Ecco un campionario delle “balle” sulla pelle dei bambini.

 

 

 

1. «Non è accettabile avere figli di serie A e figli di serie B: tutti i bambini dovrebbero avere gli stessi diritti» (Alessandro Zan, deputato del Pd). Nasce tutto da qui: la denuncia che i bambini all’interno delle cosiddette “famiglie arcobaleno” - ovvero una coppia omosessuale, con i minori avuti da una precedente relazione da parte di uno dei due partner o grazie a maternità sur rogata e utero in affitto - non godano delle stesse prerogative dei loro coetanei inseriti in una famiglia tradizionale. «Non c’è differenza tra i bambini», ha ripetuto il ministro Roccella. Il perché è semplice: in Italia, norme alla mano, si diventa genitori in due casi: biologicamente, o attraverso l’adozione. E una volta che il minore è riconosciuto nel caso della maternità surrogata o dell’utero in affitto, pratiche comunque vietate in Italia dal genitore biologico, acquista automaticamente gli stessi “diritti” delle famiglie con due genitori. Nessuno vieta la trascrizione al padre biologico, come accade nelle famiglie omogenitoriali (ad esempio nel caso di un figlio non riconosciuto). Diverso è il caso se la coppia pretende, come è avvenuto finora fino allo stop della prefettura di Milano, di comparire in un atto, redatto all’estero, in cui entrambi sono riconosciuti come genitori. Questo non è possibile, ma non c’entra nulla coni “diritti” del bambi no.

 

2. «I papà gay e le mamme lesbiche esistono, così come esistono le famiglie arcobaleno. Il governo ha deciso di accanirsi contro di loro» (Marco Grimaldi, vicecapogruppo alla Camera di Alleanza Verdi-Sinistra). È stato lo stesso ministro Roccella a ricordare che è stata la magistratura a indicare la strada per le famiglie arcobaleno: quella dell’adozione «in casi particolari». Posto che la trascrizione di un atto realizzato all’estero che indica come genitori sia il genitore biologico sia il genitore “intenzionale” attesterebbe il falso, la Corte di Cassazione ha ricordato che il “secondo” genitore può ricorrere all’adozione «in casi particolari». Una procedura più snella, finalizzata ad accertare il legame del genitore non biologico con il bambino, equiparata all’adozione classica.

 

 

 

3. «La destra vuole stabilire per legge cosa è famiglia e cosa no. Cosa è amore e cosa no. Entrare nelle vostre case e giudicare, lasciare i bambini in orfanotrofio piuttosto che dare loro una famiglia “non tradizionale” (Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd). Premessa: gli orfanotrofi in Italia non ci sono più: sono stati chiusi a fine 2006, in base alla legge 149 del 2000. E i minori trasferiti in case-famiglia, comunità di accoglienza e ove possibile, presso famiglie affidatarie o adottive. Quanto al mantra dell’apertura delle adozioni tradizionali alle coppie omosessuali, vale la pena ricordare che i bambini adottabili in Italia sono appena circa 1.000 all’anno.

 


4. «Dal punto di vista dei servizi sanitari, i bambini delle coppie di mamme sono un po’ più tutelati perché essendoci un atto di nascita che effettivamente dice che quella è la madre che ha partorito, non hanno problemi ad avere il codice fiscale. I papà incontrano molte più difficoltà perché tendenzialmente arrivano con un certificato estero dagli Stati Uniti in cui sono riconosciuti entrambi come genitori» (Gaia Romani, assessore ai Servizi civici e generali del comune di Milano). «Non è vero che non si può avere il codice fiscale, non è così», ha smentito ancora Roccella. Non è secondario: nelle accuse dell’opposizione, l’allarme sulla negazione del codice fiscale si porta dietro l’eventuale accesso alle cure sanitarie. Niente di più falso: il genitore biologico può sempre riconoscere il bambino, permettendogli di “accedere” agli stessi diritti - codice fiscale e tessera sanitaria inclusa- in capo ai figli con due genitori.

 

 

 

5. «Nessuno vuole l’utero in affitto, nessuno vuole sfruttare il corpo delle donne. Dobbiamo invece garantire il diritto a tutti di poter essere genitori» (Vladimir Luxuria, ex deputato di Rifondazione comunista). E qui si torna al «cuore del problema» (citazione sempre di Roccella): «L’utero in affitto». Perché al di là dei casi dove c’è già un figlio nato da una precedente relazione del partner, non si può ignorare il desiderio della coppia omosessuale di coronare l’unione con la presenza di un figlio (un “figlio loro”). Circostanza che presuppone necessariamente il ricorso a tecniche artificiali, sfruttando donne - il più delle volte povere e del Terzo mondo - che poi scompariranno dalla vita del bambino.

 

6. «Con i provvedimenti che impediscono il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali la destra al governo si assume la responsabilità di privare quei bambini del diritto a essere tutelati da entrambi i genitori» (Franco Mirabelli, vicecapogruppo Pd). Qui le falsità sono due: non è mai impedito il riconoscimento del bambino da parte del genitore biologico. Se questo non avviene, è per scelta da parte dell’interessato e da questo rifiuto discende l’eventuale negazione dei diritti del minore. La tutela da parte di entrambi i genitori, infine, è possibile con il ricorso all’«adozione in casi particolari».