Cerca
Cerca
+

Pd, la linea pro-palestinesi ha screditato i dem anche in Europa

Esplora:

Corrado Ocone
  • a
  • a
  • a

La storia corre e il tempo è galantuomo. Chi si sentirebbe oggi di sottoscrivere, senza tema di cadere nel ridicolo, quello che pure era un luogo comune fino a un paio di anni fa, e cioè che la sinistra, e il Pd soprattutto, erano in Italia le indispensabili e uniche colonne dell’europeismo e dell’atlantismo? Tutta una serie di circostanze contribuivano ad avvalorare, soprattutto negli ingenui, quella convinzione, su cui gli eredi dei comunisti avevano lavorato non poco nel corso degli anni. Anche perché, fino almeno agli anni Ottanta del secolo scorso, le loro idee erano ben altre.

Non ultimo aveva fatto gioco la capacità del Pd di tessere relazioni a Bruxelles, di penetrare le istituzioni comunitarie con i propri uomini e i propri sherpa. Ma, come suol dirsi, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Soprattutto se si tratta di un lupo di vecchia data, che può perdere la fede nell’ideologia fallita ma la cui mentalità resta la stessa perché in lui ben radicata e quasi “genetica”. Sono così state sufficienti pochi eventi per far affiorare quei vecchi vizi, in particolare l’antioccidentalismo, e far crollare l’intero edificio costruito negli anni. Anche per la parte concernente la demonizzazione dell’avversario politico, etichettato spregiativamente come “populista” e “sovranista” ma che alla prova dei fatti, conquistato il potere, ha dato vita ad uno dei governi più allineati agli alleati di tutta la storia repubblicana.

 


Caduta la fede, resta il disincanto e il cinismo, la voglia di conquistare o conservare il potere per il potere. Questa “verità” affiorò evidente alla caduta del primo governo Conte, quando i piddini sconfessarono sé stessi e, pur di non andare al voto, legittimarono gli avversari di ieri, quei grillini che di colpo diventarono da populisti anti-sistema «punto di riferimento fortissimo dei progressisti» (per stare al giudizio di Goffredo Bettini sul loro leader).
 

DEM E CINQUESTELLE
In quel frangente, fu semplice far passare a Bruxelles l’idea che il movimento pentastellato si stesse “istituzionalizzando”, e che il Pd si faceva garante dell’operazione per il “bene superiore”. Un po’ più complicato fu invece far dimenticare in sede Nato le aperture alla Cina che nel corso del governo precedente avevano portato i Cinquestelle a firmare per l’Italia (unico Paese occidentale) il protocollo di adesione alla cosiddetta “via della seta”. Un antioccidentalismo che si sarebbe poi manifestato in casa grillina al momento dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con i mille ipocriti distinguo che conosciamo e con la richiesta di una “pace” che avrebbe significato la resa dell’aggredito all’aggressore. Per nostra buona sorte, al timone del governo italiano si trovava in quel momento Mario Draghi, che tenne dritta la barra. Così come poi l’ha tenuta il governo presieduto da Giorgia Meloni, sconfessando con il suo operato tutte le interessate “narrazioni” sulla inaffidabilità della destra e sull’isolamento internazionale dell’Italia che ne sarebbe conseguito qualora avesse preso il potere.


GIÙ LA MASCHERA
Il resto è storia dei nostri giorni. Il Pd, non si per quale calcolo elettorale o (più probabile) gioco di potere interno, ha abbandonato, con la segreteria Schlein, ogni maschera istituzionale, avvicinandosi pericolasemente alle posizioni dei Cinque Stelle ed elevando la piazza a luogo deputato della sua azione. Proprio quella piazza che, una volta messa in moto, ha dato il peggio di sé con la guerra scatenata da Hamas ad Israele il 7 ottobre scorso. Chi oggi, nelle cancellerie occidentali, potrebbe mai pensare di affidarsi al partito di Elly Schlein, ai suoi mille contorsionismi ed equilibrismi che barattano i valori dell’Occidente con un occhio sempre strizzato agli estremisti che vogliono la distruzione di Israele e non hanno mai una parola di condanna univoca per Hamas e per il terrorismo islamista? In una sorta di agnizione finale, a forza di gridare al “fascismo” e al “razzismo”, la sinistra ha finito per ritrovarseli in casa. E nemmeno all’estero ha più a chi appigliarsi.

 

Dai blog