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Elly Schlein all'attacco: "Menzogne da Meloni", Pd in tilt

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Elly Schlein trema. All'orizzonte ci sono le elezioni Europee e il Pd nei sondaggi non riesce a fare il grande balzo. Inchiodato tra il 19 e il 20 per cento, il partito della Schlein rischia grosso. E così la segretaria va all'attacco di Meloni in un'intervista a Repubblica: "Giorgia Meloni faccia i nomi e i cognomi di chi prova a ricattarla, se il suo non è il solito vittimismo per coprire i fallimenti del governo". Stonata dalla performance della Meloni nella conferenza di inizio anno, la Schlein accende i toni: "Meloni mente al Paese, nega le difficoltà, «rifiuta di assumersi le sue responsabilità. Se è vero quello che dice - sottolinea -, è un pericolo per l’Italia. Dovrebbe consegnare alle autorità competenti gli elementi in suo possesso. Non può rispondere ’non chiedetemi di essere più precisa'. Ho il timore - aggiunge -, come già visto con Crosetto, che sia il solito vittimismo e complottismo da quattro soldi per coprire fallimenti economici e sociali. Un comportamento non adatto a chi governa il Paese che ora guida il G7".

Secondo Schlein il premier "rivela una distanza siderale dalle esigenze concrete delle persone. Propone un mix tra bugie, vittimismo e difese dell’indifendibile, con buchi di visione evidenti. Non sa cosa siano le liste d’attesa, il caro mutui e il caro vita che pesano sul vigilante che guadagna cinque euro l’ora e sulla giovane madre single che prende 900 euro di stipendio e ne paga 850 di mutuo. Non parla di violenza sulle donne forse perché l’opposizione concentrava le poche risorse a sua disposizione in manovra a quel tema mentre la destra distribuiva mance per finanziare campi da golf. Copre con menzogne enormi difficoltà, come sulla drammatica vertenza dell’ex Ilva".

Inoltre, aggiunge: "Noi continueremo a usare tutti gli strumenti per chiedere al governo di rendere conto dell’imbarazzo che causa al Paese. La risposta della premier su Pozzolo è stata del tutto insufficiente, soprattutto a fronte della testimonianza del ferito che, da operaio, temeva di denunciare un politico che gira armato e ha usato con arroganza persino l’immunità. Meloni avrebbe dovuto chiedere scusa e pretendere le dimissioni. E invece racconta la storiella di parlamentari non consci delle loro responsabilità: è lei, alla guida del suo partito personale, ad aver fatto le liste. Non può negare le sue responsabilità. Ma lo fa su tutto: sulla bocciatura della riforma del Mes e sulla legge bavaglio, dà la colpa al Parlamento, quando è lei a dare la linea alla sua maggioranza". 

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