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Anna Maria Bigon "punita" dal Pd? Scoppia la sommossa: "Segnale pessimo"

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Il suo voto contrario è stato decisivo per affossare la "legge Zaia" sul fine vita, ma ora c'è il rischio che la scelta della consigliera regionale del Pd affossare anche il suo partito. Il fatto che Anna Maria Bigon sia stata destituita dall'incarico di vicesegretario provinciale dei dem di Verona, deciso dal segretario Franco Bonfante, sta infatti sollevando un polverone del quale il Pd avrebbe fatto volentieri a meno. "Me ne assumo l'intera responsabilità", ha rivendicato Bonfante all'Adnkronos spiegando che "non si poteva far finta di nulla". Non una sospensione, né un provvedimento disciplinare, argomenta, ma una "scelta politica" alla luce di "un rapporto di fiducia venuto meno" e che raccoglie l'umore degli iscritti "in grandissima maggioranza sconcertati e delusi" dal comportamento di Bigon e "favorevoli a regolamentare il fine vita a seguito della sentenza della Consulta". Il segretario si dice infatti pronto a "rispondere della decisione nelle sedi ed organi competenti". Cosa che dovrà fare sicuramente il prossimo 5 febbraio quando al Nazareno è stata convocata una Direzione ad hoc sul caso.

Nel frattempo i cattolici dem hanno alzato gli scudi crociati assicurando alla Bigon "il pieno sostegno politico". Stefano Lepri e Silvia Costa reputano infatti la decisione di destituirla dal suo incarico "una grave incapacità di tener conto della libertà di coscienza che è garantita espressamente dallo Statuto del Pd". Non solo. I due dem sostengono che "la proposta di legge regionale era a forte rischio di incostituzionalità" e che "risulta inaccettabile averle impedito di presentare emendamenti, quasi che una proposta di legge di iniziativa popolare potesse essere presa a scatola chiusa". 

 

Sulla stessa linea il senatore del Pd Graziano Delrio. "La decisione del segretario provinciale di Verona di revocare l’incarico di vice ad Anna Maria Bigon motivata come conseguenza politica della sua scelta in aula è un brutto segnale", ha tuonato l'ex ministro dei Trasporti specificando che "è certamente decisione sua, come rivendica e come chiarito dai vertici regionali e nazionali del partito, ma resta inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee e non può essere accettato. Ad Anna Maria confermo la mia vicinanza e condivisione per le scelte compiute in piena libertà". 

 

 

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