Il gran bazar della sinistra

Europee, il Pd vuol raccattare voti con l'acchiappa-fascisti

Elisa Calessi

Nella nebbia che ancora avvolge le scelte del Pd sulle elezioni europee, a cominciare da quella da cui tutto discende (Elly si candida o no?), una cosa è certa: la segretaria del Pd vuole mettere in lista “nomi di esterni”, personalità della società civile. E in alto. Insomma, la quota Schlein sarà rappresentata soprattutto da nomi del giornalismo, della letteratura, della cooperazione sociale, delle professioni. Chi le vuol bene, lo spiega come una scelta coerente con la mission che, fin dall’inizio, si è data: allargare il Pd, riportare al voto chi non lo fa da anni, pescare in quegli ambienti genericamente di sinistra, ma che hanno abbandonato il Pd (o non lo hanno mai preso in considerazione). I maligni dicono che lo fa perché i suoi - i dirigenti più legati a lei - non sono in grado di attirare i voti (tanti) che servono alle Europee. Vero o no, Elly Schlein, nel suo ormai mitico quaderno di appunti, alcuni nomi li ha segnati. E non rispondono solo a un banale criterio di popolarità.

 

La segretaria del Pd sa che, se vuole tener testa al M5S, suo diretto concorrente in una competizione proporzionale, e non sfigurare troppo con l’avversaria ufficiale, Giorgia Meloni, in un duello che fa comodo a entrambe ma in cui la premier parte favorita, deve puntare su alcuni temi sicuri. E non scoprirsi sui fronti più deboli. Per questo un nome pressoché sicuro è quello di Paolo Berizzi, firma di Repubblica, da anni sotto scorta per le sue inchieste sugli estremisti di destra in Italia, già invitato a parlare lo scorso autunno in piazza del Popolo nella manifestazione del Pd. Con lui, si copre il fronte dell’antifascismo, in grado di mobilitare tanta parte dell’elettorato di sinistra. Poi c’è Cecilia Strada, figlia di Gino, erede del lavoro iniziato dal padre. Anche lei sarà nelle liste del Pd con la missione di recuperare il voto di chi è contro la visione della maggioranza sull’immigrazione e sulla politica per gestirla. La speranza è che possa recuperare voti fuori dal Pd, al margine del Pd, finora rifugiati nell’astensione o nel voto a sigle più a sinistra.

 

 

 

Un altro nome segnato nel quadernino della segretaria, e con cui ha parlato più volte, è quello di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire. «Ho sempre dichiarato che sono contro le porte girevoli», risponde Tarquinio a Libero, «come sono contro i magistrati che fanno politica, così vale anche per i giornalisti... bisogna pensarci bene». Ci sta pensando. Ma il pressing sudi lui è forte. Spinge per la sua candidatura Paolo Ciani, non iscritto al Pd, ma a Demos, e però eletto nelle liste del Pd per la Camera dei deputati ed eletto, tra le polemiche, vice-capogruppo a Montecitorio. Per Schlein è un’ottima soluzione: accontenta una richiesta che viene dal fronte cattolico, da Sant’Egidio, fronte in queste settimane in subbuglio dopo il caso Bigon, ma nello stesso tempo arruola una personalità che è totalmente in sintonia con le posizioni più pacifista, sulla guerra tra Russia e Ucraina e su quella in Medio Oriente, tanto che persino Conte lo aveva corteggiato per le sue liste. Poi c’è la scrittrice Chiara Valerio, destinata alla circoscrizione Centro, che dovrebbe recuperare il voto dei radical e di chi si riconosce nelle battaglie Lgbtq+. Al Sud, l’uomo di Schlein è Sandro Ruotolo, responsabile informazione. Poi ci sono Marta Bonafoni, sua fedelissima, ora consigliera regionale nel Lazio, che potrebbe correre al Centro, ma ha il problema che è in corsa anche Nicola Zingaretti.

 

Un altro nome esterno, appuntato nel quaderno della segretaria, è quello di Maurizio De Giovanni, scrittore e sceneggiatore, anche lui sul palco di piazza del Popolo. C’è poi chi parla di Alessandro Zan e Laura Boldrini, altri nomi possibili. Per il resto, a fare la parte del leone saranno governatori o sindaci di area Bonaccini: Dario Nardella è pronto a correre per il Centro, ma dovrà vedersela anche lui con Zingaretti. Antonio Decaro è da tempo pronto per la Circoscrizione Sud. Giorgio Gori è in pista per il Nord-Ovest. Stefano Bonaccini, in scadenza con il secondo mandato di governatore, aspetta di capire cosa vuole fare Schlein: se si candida capolista o no. Ma è disponibile e lo ha detto più volte. E sempre al Centro dovrebbe correre Giuditta Pini, area Orfini, giovane donna di Modena, radicatissima nella sua terra, ex deputata, rimasta fuori alle ultime politiche. E ci sarà, ma non con il Pd, Ignazio Marino, il sindaco di Roma che decadde perché sfiduciato dal suo stesso partito. Dopo un lungo esilio volontario negli Usa, dove è tornato a esercitare la professione di chirurgo, dovrebbe candidarsi nella lista a cui sta lavorando Michele Santoro, dal titolo “Pace, terra e dignità”, che sarà presentata martedì alla stampa estera. Obiettivo: togliere voti a M5S e Pd